Pagina:Rime (Cavalcanti).djvu/203

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Io debbo anzitutto giustificare l’ordine ch’io scelsi nella publicazione delle rime, che è quello che a me sembra dover approssimativamente corrispondere a lo sviluppo dell’arte di Guido. Sarà giustificazione parziale e non completa, perchè io mi lasciai in parte guidare da un’istintiva distribuzione, che mi si delineò a la mente chiarissima per il lungo amore ch’io a queste rime dedicai. E, poi che anche qualche possibile errore di ordine non reca nè vantaggio nè danno a la integrità ed a la correttezza delle rime del nostro, osai tenere questa distribuzione, basata più che tutto su l’impressione estetica. Lasciai in un gruppo solo e centrale le rime d’epoca più incerta, perchè io credo fuor d’ogni dubbio ch’esse sieno state scritte nell’epoca più amorosa della vita di Guido, la quale epoca è racchiusa fra la produzione quasi didascalica della giovinezza e la produzione dolorosa delusa e mordace degli ultimi anni. Se quindi parzialmente alcuna delle rime tiene un posto che non le sia dovuto, totalmente esse sono veramente ordinate in gruppi maggiori, che delineano lo svilupparsi, a traverso la vita materiale, della vita intellettiva e poetica del Cavalcanti.

I sonetti del trattato di ben servire o d’amore rappresentano la produzione de’ primi anni di Guido, il quale nel quadro di una sua sapienza amorosa chiudeva la narrazione delle sue vere prime angoscie d’amore. Poi, primo fra le rime sparse, io pongo un sonetto che nella forma ricorda la maniera dei sonetti primi e determina il progettato invio di alcune rime ad un amico: ciò che avviene più facilmente negli anni più giovanili di un poeta e specialmente doveva avvenire per Guido, distratto poi da le conversazioni poetiche da più gravi e più solenni casi. I sonetti del trattato di ben servire io porrei più tardi del 1275, non potendo ammettere che ne fosse autore un poeta di men che vent’anni, data la già compiuta conoscenza delle dottrine d’amore e per l’esser vissuto Ildebrandino, di cui il Salvadori 1 dimostrò l’influenza su Guido, fino al 1279. Il sonetto:


Vedeste al mio parere ogni valore...

  1. Op. cit.