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652 rivista delle tradizioni popolari italiane

resto, il popolo, sempre fiero e ardente nella sua povertà, è sempre lo stesso. Costumi ed usi, tradizioni e passioni, dialetto e aspirazioni son sempre le stesse: miscuglio bizzarro di reminiscenze dei popoli dominatori, amalgamate alle tradizioni ed agli usi nati spontaneamente tra gli indigeni.

Una leggera sfumatura di progresso, che è sempre il segno del tempo e che dice pochissimo, ha modificato qualche rito, e le vesti. Ma il lutto e la gioia, le credenze e la religione, i pregiudizi e le passioni, sono sempre le stesse.

La vedova non conserva più la camicia, visibile, finchè non cada a brandelli a furia di tempo e di sudiciume, ma il lutto è sempre fiero e severissimo, e ancora potentissimo è l’uso di cremare i morti.

Era sparito il ballo tondo pubblico, ma, vedete, ora risorge e son certa che, fra qualche anno, questo costume avrà ripreso tutto il suo affascinante impero.


A torto le popolazioni del Nuorese godono una triste fama, più degli altri popoli sardi, e son temute anche dagli altri abitanti dell’isola.

Noi qui non vogliamo tesserne il panegirico; solo diciamo che il Nuorese non è più selvaggio di qualunque altro popolo dimenticato e abbandonato a sè stesso. Ha i difetti e le virtù e le passioni dell’uomo primitivo e le superstizioni che del resto sono patrimonio generale di tutti i popoli e che non furono disdegnate neppure da spiriti grandi, cominciando da Lutero e terminando a moltissimi grandi uomini viventi.

Il Nuorese, che, se non è molestato, è la persona più pacifica del mondo, viene anche accusato di poltroneria perchè le sue terre sono incolte, e selvaggie le sue montagne; ma come si può coltivare un vastissimo paese allorchè mancano le braccia necessarie per dissodarlo e l’agricoltura è ancora allo stato primitivo?

Il Nuorese non è ladro per istinto; ruba veramente per fame, parliamo sempre in generale, e ruba nell’aperta campagna, ma non vi toglie l’orologio e la borsa come nei paesi civilissimi. Uccide per passione, spinto dai puntigli della vendetta, ed ora gli assassinii sono rarissimi.

Il suicidio è quasi ignoto, nè, come tutti credono, il Nuorese vive di solo odio e di solo amore. Si ama e si odia tenacemente, ma l’amore non è pazzo, nè l’odio feroce.

Il carattere del Nuorese è ardente e serio. Si direbbe che ha un concetto severo e melanconico della vita; ve lo rivela il siuo occhio nero e profondo, il suo canto monotono, triste e appassionato.

Odia il nemico ed ama la sua donna, ma è pur grato al suo benefattore e, nell’atonia che invade il suo spirito circa