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il concetto di specie in biologia 249



Hugo de Vries1, ha illuminato di nuova e intensa luce il problema della specie. Le ricerche del de Vries sulla variabilità nel mondo vegetale e sull’ibridismo allargano le concezioni del Heincke, pienamente confermandone la giustezza; mentre la sua scoperta delle mutazioni apre nuovi orizzonti al problema dell’origine delle specie.

Il de Vries, indipendentemente dal Heincke e dai moderni zoologi, che hanno lavorato nel medesimo senso, è arrivato, con l’applicazione dello stesso metodo allo studio della variabilità nelle piante, alla identica conchiusione: che, cioè, le specie linneane sono, in massima parte, complessi di unità biologiche più piccole, le così dette specie elementari, o piccole specie, le quali mi pare corrispondano, in tutto e per tutto, alle famiglie, razze o forme locali di Heincke2.

Le leggi della variabilità sono le stesse entro queste specie elementari botaniche. Anche qui si tratta di variabilità statistica o fluttuante, cioè di una oscillazione dei singoli individui per ciascun carattere specifico, in più o in meno, intorno a un valore medio (ideale) del carattere, entro limiti, che non sono mai oltrepassati.

A questa variabilità fluttuante, il de Vries oppone la variabilità brusca, cui egli dà il nome di mutazione, che talvolta si presenta spontaneamente in alcuni individui d’una specie, i quali presentano, tutt’a un tratto uno o più caratteri nuovi, che si mantengono costanti nella discendenza di questi individui mutati. La nozione di siffatto genere di variazione non è nuova nella scienza. Già il Darwin ne aveva parlato nell’origine delle specie, citandone alcuni esempi (quello notissimo, p. es., delle pecore Ancon), ma egli non ne aveva compreso tutto il valore, ossessionato com’era dalla sua idea della trasformazione graduale per accumulo delle piccole variazioni sotto l’azione della concorrenza vitale. L’Huxley aveva acu-

  1. Die Mutationstheorie, Leipzig, Veit e C.°, Vol. I, 1901 (Die Entstehung der Arten durch Mutation) e Vol. II, 1903 (Elementare Bastardlehre). Cfr. anche: Species and Varieties, their origin by Mutation. Open Court Publish. C.°, Chicago 1905. Una traduzione tedesca fatta dal Klebahn è stata pubblicata nel 1906 a Berlino, edit. Geb. Borntraeger.
  2. In botanica l’esistenza delle specie elementari immutabili e la loro «realtà» era stata sostenuta dal Jordan e anche dal Godron. Per più ampie informazioni si confrontino le opere già citato del de Vries e del Belli.