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della energetica moderna 21


qualche cosa di sorprendente e di strano, certo come qualcosa che richiama la nostra attenzione e la nostra maraviglia.

Ed è questo il punto in cui entra in scena l’Energetica moderna. Anzitutto, riannodandosi alle idee esposte da Mayer, occorre mettere in chiaro l’oggettività, o realtà dell’Energia, così che la vecchia e degna Materia non abbia da vergognarsi di una tale vicinanza, malgrado anche di quella sospetta imponderabilità. In secondo luogo dobbiamo sottoporre a un esame più accurato la premessa fatta dal Mayer, senz’appoggio di esatte ricerche, che tra Materia ed Energia esista una separazione assoluta senza trapassi. Ne risulta — diciamolo pure anticipatamente — la completa inversione dei rapporti precedentemente ammessi. Mentre l’Energia si afferma sempre più come realtà, la Materia deve rinunciare alle sue pretese e non le restano più altri diritti che quelli della tradizione. Non solo essa deve tollerare accanto a sè l’Energia, come già oggi richiedono i trattati di scienze naturali che seguono il progresso, ma deve cedere incondizionatamente il posto all’Energia, e come una sovrana spodestata ritirarsi con una corte di fautori del passato ad aspettare la sua completa dissoluzione.

Osserviamo però nel Mayer un fenomeno che, malgrado la sua stranezza, è fra i più generali nella psicologia degli scienziati: Lo scopritore non va in fondo alla via ch’egli ha scoperta e iniziata; lascia di regola nell’opera sua un avanzo di quelle opinioni false o infondate, che egli appunto s’era proposto di scalzare. Così abbiamo veduto che Lavoisier, malgrado la sua scoperta dell’importanza fondamentale del peso per la comprensione dei fenomeni chimici e specialmente per la definizione degli elementi, lasciava tuttavia un posto alla materia imponderabile della luce e del calore nella sua tabella degli elementi. Anche Copernico mentre sopprimeva la teoria degli epicicli per il movimento della terra rispetto al sole, affermando che la terra si muove ed il sole è immobile, pure per gli altri pianeti manteneva invece gli epicicli. Alla stessa maniera finalmente Mayer riconosce bensì che la ponderabilità non è carattere necessario della realtà delle cose, poichè constata delle realtà imponderabili; ma la sua critica non giunge a chiedere, se si debba veramente concedere alla ponderabilità una parte così importante come le dava la vecchia teoria. Egli le lasciò questa parte senza controllarne il diritto, e fu tratto così al suo dualismo.