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14 rivista di cavalleria

colte a S. Maria, avviò la fanteria e gli impedimenti per la pessima strada che sulle alture, per Montecchio, S. Angelo Romano, Fosso Sant’Angelo e Mentana, conduce a Monterotondo; egli invece con la cavalleria, percorrendo le propaggini inferiori di esse verso Roma, marciò per Casale Battista, Le Casette, Taverna delle Molette, Torre Mancini e si riunì al grosso a Monterotondo. Garibaldi copriva in tal guisa il suo fianco sinistro e compiva il proprio sistema di osservazione, spingendo pattuglie successivamente da Castel Battista sino al Ponte Lucano sull’Aniene, dalle Casette sino alla via Tiburtina, da Torre Mancini per via Nomentana sino a Casal de’ Pazzi. Una settima pattuglia staccò da Monterotondo, dirigendola per la via Salaria sino a ponte Salaro. Il suo raggio d’esplorazione si estendeva così fino all’Aniene, a più di 16 chilometri dalle proprie fanterie.

Nulla avendo più da temere a tergo, nella marcia da San Polo dei Cavalieri a Monterotondo, egli modificò la formazione della sua colonna nel modo seguente: Avanguardia una compagnia, preceduta dal solito drappello di cavalli a grande distanza, dopo 800 passi il grosso dei fanti, indi il cannone ed il bagaglio. A mille metri circa seguivano due compagnie, indi la pattuglia di cavalleria di coda. Alle 10 del 4 luglio Garibaldi occupava col grosso Monterorotondo e con la retroguardia Mentana; aveva così descritto attorno a Roma un immenso semicerchio di circa 100 chilometri di sviluppo in 36 ore. Ma egli comprendeva che presto sarebbe nota la sua marcia, conveniva perciò sviare nuovamente su altra pista i francesi, facendo loro credere mirasse a passare nel Viterbese.

A questo fine, verso mezzogiorno, spedì 50 cavalli agli ordini del maggiore Müller a scorrere il paese tra Nepi, Vetralla e Viterbo, annunciando imminente la sua comparsa. Questo distaccamento, attraversato a nuoto il Tevere, passò poi la notte dal 4 al 5 luglio a Morlupo, 19 chilometri ad ovest di Monterotondo, dopo aver toccato con una punta Campagnano.

Garibaldi aveva deliberato di riprendere la marcia la sera stessa, ma il ritardo nella fabbricazione del pane, ordinato a Monterotondo e Mentana, lo costrinse a rimandare la partenza