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rivista di cavalleria 490

però opera buona, saggia e fondata su salde basi che non tarderà a dare i suoi benefici flutti.

Il nuovo regolamento ha sancito, senza mettere in non cale l’equitazione di maneggio, la precedenza dell’equitazione all’aperto su quella di scuola, propriamente detta di maneggio. E ciò è stata cosa logica ed avveduta. Infatti non si può comprendere come si possa giungere a formare degli abili combattenti, i quali poi in caso vero dovranno agire attraverso a qualunque terreno, tenendoli costantemente in maneggio, dove non possono apprendere che una equitazione artificiale monca e non corrispondente a ciò che deve sapere il nostro soldato in campagna.

L’anno scorso, quando già si preludiava ad un cambiamento d’indirizzo nell’equitazione militare, io, rispondendo ad altro articolo del Caprilli, concernente l’equitazione, così chiudevo il mio scritto:

«Ad ogni modo, la riforma del nostro regolamenio in tutto ciò che concerne l’equitazione e l’istruzione delle rimonte, a mio avviso s’impone: tanto più che dalla maggior parte dei reggimenti la parte artistica non è più curata come pel passato.

«E tale riforma è tanto più necessaria davanti ai perfezionamenti delle armi moderne ed all’impiego nuovo, improntato a maggiore velocità nelle mosse, che avrà la cavalleria nelle future guerre. Facciamo in modo da non presentare il fianco a chi ci denigra e ci vorrebbe sopprimere come arma inutile.

«Se però, noi, non perfezioneremo il modo di usare della nostra arma, il cavallo, certamente le argomentazioni contro la cavalleria nelle guerre future verrebbero ad avere un serio fondamento.

«Ed è perciò ch’è assolutamente necessario dare alla cavalleria un nuovo indirizzo, accrescendo le sue prerogative di velocità e resistenza alle celeri andature, piegando a questo concetto anche l’equitazione.

«Chi avrà il coraggio di una tale riforma, avrà il suffragio della maggior parte degli ufficiali di cavalleria e si sarà reso benemerito dell’arma.»

Se dunque, ritornando al nuovo regolamento, è stato sancito che l’assetto del cavaliere si forma tenendolo lungamente a cavallo e portandolo fuori, all’aperto, a respirare l’aria ossigenata non appena il suo assetto e le condizioni di clima lo consentano, parmi che ciò sia stata una sanzione ben salutare ed abbia finalmente sfatala la vecchia credenza che riteneva bastasse a formare l’assetto della nostra recluta una ripresa in maneggio ogni giorno, torturando uomini e cavalli in una equitazione che annerva ed irrigidisce, cose queste contrarie alla essenza della vera equitazione.

Lunghe e progressive galoppate all’aperto, su terreno buono e vario, mantenendo uomini e cavalli calmi e tranquilli, formano invece l’assetto del nostro cavaliere e svegliano prontamente in esso lo spirito d’individualità a cui s’informa il nuovo regolamento, preparano e creano nel soldato quel carattere aggressivo di cui ha tanto bisogno il soldato di cavalleria per giungere a superare ed adempiere le