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102 cronaca

La vecchia statera babilonese d’argento, dalla parte di terra per la Frigia ed oltre l’Ellesponto penetrò nella Tracia e promosse nel distretto del Pangeon un sistema monetario improntato al culto ed ai simboli dionisiaci. La statera fenicia che nei porti fiorenti della Jonia aveva conservato quasi intatto il suo peso normale, laddove nel Peloponneso con un gradato deterioramento aveva formato il sistema eginetico, da Mileto e dalle altre città dell’Asia Minore, in cui aveva fatto la sua prima comparsa quale misura dell’elettro, pervenne ad Abdera e da qui nella Macedonia ed in epoca posteriore diede origine al sistema monetario macedonico.

Dopo avere rilevato in questo interessante capitolo con ricco corredo di osservazioni critiche l’incremento commerciale degli stati che avevano impreso a coniare monete sulla base dei sistemi di peso importati dall’Asia, l’autore segue la monetazione nel suo corso ulteriore verso l’Occidente, principalmente nell’Italia ove nelle colonie calcidiche trovasi predominare il peso Eginetico in opposizione all’Euboico della madre patria, nelle colonie aohee il Corinzio alquanto ridotto, mentre in varie località questi due pesi si alternano, ed a Taranto ed a Siracusa al corinzio va sostituendosi l’euboico-attico con la sua divisione in tetradramme, didramme e dramme. Il peso Campano, che sembra essere derivato direttamente dall’Asia Minore, regolò le prime monete di Velia e di Posidonia, come pure quelle di Cuma e di Napoli. Neil’Etruria si presentano due sistemi diversi, l’Euboico ed un altro che per il suo peso è affine al Persiano, ma che forse null’altro è se non una riduzione dell’eginetico che i Corciresi vi avevano importato per la via di Adria e Spina.

Sino al tempo dei Diadochi il carattere religioso è proprio di tutti i tipi, e viene espresso o dai simboli delle divinità o dagli animali ed altri oggetti emblematici che alludono al loro culto. Né vi fanno eccezione le monete appellate agonisticke le quali ricordano le vittorie riportate nei giuochi pubblici, essendo che tutte le gare e feste elleniche avevano per loro natura un significato religioso. Perciò l’immagine d’un cocchio o di qualunque altro emblema dell’agone devesi mettere in relazione con la divinità in onore della quale venivano celebrate quelle so-