Pagina:Rivista italiana di numismatica 1888.djvu/382

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francesco marchi e le medaglie di margherita d’austria 343

“e se l’avesse reduta la religione saria stato un valent’homo; over quando si trovò due mila homini intorno al Palazzo, e in esso più di mile cinquecento tra la corte, la piazza e case convicine, all’hora haveria voluto che avesse redotta la religione, li quali erano per minare la capella del palazzo della corte, e sacheggiare la roba, e amazzare ogn’homo che centra li volesse dire, et anco di più voria che havesse reduta la religione quando in questa terra si trovava più d’ottomila anime d’eretici, e non haver nissuno con chi poterse diffendere, né fidarse all’hora, e saria stato il tempo di tener la religione in piede, si come fece S. Altezza, si come voria che anco havesse fatto nella Badia d’Artois, contra undici insegne d’heretici armati alla .... ed a Stroneli, a Tornaio, e a Valenciana, quando ogni giorno se combatteva a Gante, Anversa, a Ostradame, in Gilanda, in Olanda, in Geldre, in Barbancia, in Mastriche, finalmente per tutto il paese, et havesse hauto più d’un milione d’anime contra, e non havesse hauto altra gente di quel numero, che havea S. Altezza, all’hora haveressimo veduto se l’haveria tenuto la religione in piede. Poi quelli due che stanno in ginocchio e gli dano la chiave, devono essere dui suoi servitori, che gli darano le chiave delle lettere che dicano che il compone in nome de S. M. Quel tempio deve essere quello che lui ha fatto disfare delli hereti, che erano tutti per terra ed ogn’un se ne burla. Il mastro che fa la medaglia si chiama Giuliano Fiorentino, et esso me l’ha detto in camera mia.”

“Qui si è sparso la voce che il conte Agamonte si liberava in termine di dui giorni. Volesse Dio che fusse in termine d’un mese, che sariii contento, se non fusse mai se non per essere tanto amico del nostro padrone1.”


  1. Il conte d’Egmont era in stretta relazione con Ottavio Farnese: il Marchi, che non poteva soffrire il Duca d’Alba, parteggiava apertamente