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diato e paludato, è sempre rivolto a destra come nelle forme più note delle sincrone monete, il rovescio presenta tutte le varietà finora descritte degli emblemi e delle leggende. Si direbbe che l’avaro nasconditore di quelle monete fosse egli stesso un dilettante di numismatica.

Non meno è degno di nota il fatto che nessuna delle monete sia più recente di Gallieno e che quelle improntate da questo imperatore siano alle altre in numero vistosamente maggiore. È la seconda volta che ciò si verifica nei rinvenimenti Susini, chè nel tesoro (monete n. 3561) trovatosi nel 1812 nelle fondamenta di un edifizio in capo alla via Lameth, ora Umberto I, le monete segnavano, da quanto risulta dalla recensione che ne pubblicò il Vernazza (Recensio nummorum qui Secusii anno mdcccxii mense septembri sunt reperti, Aug. Taurinorum, 1812), con poche e brevi reticenze gli imperatori che inclusivamente vissero da Lucio Vero a Gallieno; inoltre, come in questo trovamento, le monete di Gallieno erano in straordinaria preponderanza (n. 1369): nessuna infine eziandio era di oro o di vero argento ”.

Ugo Rosa.


Un cortese Associato della nostra Rivista ci scrive: “Il giorno 22 marzo, nel territorio di Parabiago, venne scoperto un nascondiglio d’antiche medaglie romane imperiali. Pare che si tratti di un qualche migliaio per lo meno, quasi tutto di medio bronzo, pochissime di piccol bronzo, moltissime poi ricoperte di foglia di stagno od argento, in uno stato di quasi perfetta conservazione per un terzo e pel resto molto ossidate. Di dette medaglie la quasi totalità appartiene a Magnenzio e Costanzo, poche sono di Costante, pochissime di Costantino, qualcuna appena di Crispo e Licinio Cesare. Di Vetranione passarono in mia mano 5 pezzi soltanto e forse saran state in tutto qualche dozzina al più.”

G. M.


Un piccolo ritrovamento di monete romane venne fatto il giorno 3 febbraio u. sc. in Provincia di Brescia e precisamente a Pratocolombajo presso Melle morte nella proprietà dei signori Crosti e Borsa. Lo registriamo come sem-