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avrebbero formato l’unica eccezione, se, nell’anno 1868, presso il signor Hoffmann, noto negoziante di Parigi, per avventura non avessi discoperto un nuovo inedito tipo, che, da me acquistato, passò dipoi nella celebre collezione del sig. Marchese Senatore Filippo Marignoli1. Sopra un lato di questo vedesi l’imagine, in piedi, di S. Giovanni Battista, con attorno la leggenda S • IOHANNES B •, e per segno, a destra del Santo, ma in alto, due chiavette incrocicchiate e legate: sull’altro lato, il giglio di Firenze, la leggenda COMES VENSI (Comes Venaysini) e due paia di chiavette solamente incrocicchiate. Nelle indagini da me fatte, onde assegnare un posto a questa nuova moneta, mi è sembrato logico che le monete d’oro dovessero seguire la stessa norma di quelle d’argento e billione, ossia che, da Giovanni XXII (che secondo i documenti del Garampi fu il primo, nel 1322, che ne ordinò la battitura) a Clemente VI, dovessero portare il titolo COMES VENASINI, cambiato da que-

  1. Vedasi la riproduzione alla Tav. V, N. 8. — Questo fiorino venne già da me descritto in una Tavola Sinottica delle monete papali del decimoquarto secolo (Bullettino di Numismatica e Sfragistica per la Storia d’Italia, Vol. II, n. 1 e 2 riuniti. Camerino, 1834, pag. 9 e 22). Altri esemplari di questo rarissimo fiorino d’oro vennero in seguito discoperti. Uno eguale fu venduto qui in Roma all’Eminentissimo Card. Bandi, ed un altro esemplare, ma di differente conio, perchè su di esso leggesi venesi in luogo di vensi, fu acquistato dal Sig. Demole, Conservatore del Gabinetto Numismatico di Ginevra, e pubblicato dal Sig. Laugier, nell’Annuaire de la Société française de Numismatique et d’Archéologie. Mai-Juin 1888, pag. 287-88-39. Il Sig. Laugier, nella sua illustrazione, senza tener conto dell’epoca in cui venne introdotto, sulle monete venosino, il nome di San Pietro, assegna il fiorino d’oro col nome sant. petrh e con la mitra semplice, a Giovanni XXII; l’altro col medesimo nome e la tiara ornata di tre corone (del quale non mi riuscì finora di vedere l’esemplare effettivo), a Benedetto XII ed infine, quello colla leggenda comes venesi, a Clemente VL