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458 camillo brambilla

fermato l’attenzione sua e degli studiosi sopra un esemplare di valuta da due soldi, cosi constatata dal numero 2 in forma di lettera Z, all’esergo del suo diritto1.

Accenna l’Affò che quel pezzo da due soldi, che essere appunto una Gazzetta, aveva il peso di quasi grani 26 (25 95|108), e l’intrinseco di circa tre oncie per libbra, ossia di un quarto. Operati gli opportuni ragguagli sui dati ora riferiti, quella moneta di Guastalla risulterebbe del peso di odierni g. 1.320, ed essendo a millesimi 250 di fino (un quarto) darebbe milligrammi 332.50 di argento per cadaun pezzo. In confronto alla moneta di Sabbioneta si avrebbe in quella di Guastalla minore il peso e migliore l’intrinseco, essendo la prima del peso di grammi 1.800 ed a millesimi 186 di fino. Se peraltro, come pur devesi fare per stabilire il vero valore di una moneta, si venga a determinare regolarmente la quantità d’argento contenuta nell’uno e nell’altro di quei due pezzi, noi troviamo ineccepibilmente, che il pezzo di Guastalla ne conterrebbe millesimi 332.50, e quello di Sabbioneta 333, con differenza sì minima, che in siffatti ragguagli, e più per monete del tempo in cui queste furono lavorate, è assolutamente trascurabile, convenendoci anche accettare il quasi non ommesso dal diligente P. Affò. La quantità dell’effettivo argento in epoca prossimamente uguale, è l’elemento precipuo, che deve condurci a determinare la qualità ed il valore d’una moneta, poiché il resto dipende da viste particolari sul modulo, e sull’apparenza del pezzo, e dai differenti usi delle officine monetarie.

Credo pertanto, che possa senz’altro ritenersi

  1. Affò in Zanetti. Op. cit., pag. 27, tav. I, n. 7.