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466 camillo brambilla

l’attribuzione fattane a Rinaldo Orsini, che al cadere del secolo XIV ebbe a signoreggiare con Perugia anche Spoleto, ed altre città dell’Umbria.

Nessuna rosa adorna il Sestino del quale accompagno l’impronta. Esso porta nel campo del diritto una grande P con due stelle che la fiancheggiano, ed ha in giro, fra due circoli lavorati, e dopo una crocettina patente S • ONTIANVS. Al rovescio il campo è occupato da una croce patente anch’essa, con una stella al secondo e quarto angolo. In giro fra i soliti due circoli, e preceduta da croce, la leggenda: D𐐒 • SPOL𐐒TO. Il pezzo è di lega inferiore alquanto e pesa circa un gramma (0,980).

Evidentemente la p nel campo del diritto deve intercalarsi dopo la S della leggenda in giro per averne, colle lettere che seguono, il nome del santo patrono e protettore della città di Spoleto, cioè PONTIANVS. Il sestino già pubblicato ha pure la p nel campo, ma questa lettera è poi ripetuta nel giro a rendere completo il nome del santo. Da tale fatto sorgeva in Kunz il dubbio, che anche per Spoleto, come erasi verificato per Viterbo, allorché vi signoreggiava Giovanni Da Vico, quella P significasse Praefectus, e potesse riferirsi a Rinaldo Orsini. Ora la moneta che io pubblico non lascia luogo a qualsiasi dubbio. Quella lettera P, indispensabile a completare la leggenda nel giro del pezzo, che ha perciò il suo ufficio ed il suo significato, venne posta 11 dove spicca cosi distintamente por imitare il tipo dei Sestini abbondantissimi e diffusi della zecca di Perugia sì prossima e legata a Spoleto, nello stesso modo che lo si imitava colla impronta delle stelle, caratteristica dei Sestini perugini1, e di quelli si riproduceva la qualità







  1. Vermiglioli, Della zecca e delle monete perugine. Tav. III, e documento XVI, pag. 46.