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poche osservazioni sul denaro di l. memmi 185

greci, che dai Sabini, da T. Tazio e dalla banda di Romolo o dall’Ercole italico. Catone il vecchio, che visse in un tempo in cui lo antiche tradizioni genealogiche non avevano ancora niente perduto della loro veridicità primitiva, sappiamo che nel II e III libro delle “Origines” aveva raccolto importanti notizie sugli Etruschi, i Volsci, i Latini, i Sabini ed altri popoli italici e connesse le favole di Diomede, di Ulisse e di altri eroi greci alle antiche tradizioni italiche. A sviluppare questa tendenza dello spirito romano influirono grandemente le opere degli scrittori. La più importante fu quella di Varrone intitolata “Antiquitates rerum humanarum et divinarum” nella quale, mentre si propose di essere un antiquario ed un erudito, volle farla da filosofo e da teologo, accomodando le credenze religiose alle esigenze del suo secolo. Il suo metodo etimologico, assai ardito, che noi conosciamo pe’ suoi libri “De lingua latina” egli lo applicò nel parlare della origine di Roma, fondendo insieme la storia della Grecia e del Lazio. Così egli, col non rimanere estraneo ai pregiudizi del secolo, pose l’opera sua per accrescerli. Dionigi d’Alicarnasso nella sua storia non mirò ad altro, che a provare di essere i romani dei veri greci, esser Roma una città greca per lingua, costumi, religione. Con questi ed altri scritti, di cui si conservano pochi frammenti, e talvolta appena il titolo1, la letteratura esercitò un grande influsso sulle leggende genealogiche delle famiglie romane, e i greci, i quali erano in gran numero a Roma in qualità di schiavi maestri o parassiti o retori o grammatici, per sentimento di vanità o per orgoglio di stirpe, fecero penetrare nelle tradizioni romane l’elemento greco.

  1. In Aur. Vict. Or. g.r. 15, trovasi citato un libro di Sex. Gellius “Origo G. Romanae” del quale non si possiede alcun frammento.