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carlini, mezzi carlini, trentini e bajocchi. Questa concessione fu fatta nell’ottobre del 1442. Ma nei registri della Camera della Sommaria nell’Archivio di Stato di Napoli1 rinvenni, oltre ad un riassunto di questa concessione del 1442, una seconda concessione del 1443, che modifica la prima, e, finalmente, una cessione, da parte del Montorio, de’ suoi dritti sulla zecca, fatta ad Alfonso, nel 1451, con promessa di pecuniario compenso.

Credo inutile trascrivere qui questi tre documenti; basterà darne un sunto, soffermandoci specialmente sulle notizie che riguardano le inedite monete che descriviamo più giù.

Ludovico di Camponesco, Conte di Montorio, aveva grande possanza negli Abruzzi, e contribuì molto a che la città di Aquila fosse ridotta all’ubbidienza dell’Aragonese. Alfonso, tra i capitoli che concesse alla città, annoverò il privilegio della zecca, ed il Conte di Montorio si affrettò a chiedere al sovrano che gliene cedesse la prerogativa. Alfonso, che molto doveva al Montorio, accondiscese; e, nell’ottobre del 1442 furono redatte le condizioni, cui il Conte doveva attenersi, nell’esercizio di quel dritto. Gli si dava, cioè, facoltà di coniare carlini, mezzi carlini, trentini e bajocchi della stessa lega di quelli coniati nella zecca di Napoli; ed il Camponesco, con questa concessione, coniò di fatti i carlini (pubblicati dal Fusco e dal Lazari) ed i trentini ossia celle che descriveremo più giù.

Però, nell’aprile del 1443, Alfonso modificò le condizioni del primo privilegio, e diè al Camponesco ordine formale di fondere le celle, e di smettere il conio di qualsiasi moneta straniera al reame (pe-

  1. Comune 4, f. 21.