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Ciò era già dimostrato dai doc. angioini, dove è indicato il peso dell’oncia d’oro pari a quella di 8 carlini di Carlo I. Il carlino pesava gr. 3,34 (tari 3 gr. 15), e quindi l’oncia d’oro era di gr. 26,730, ed il tareno di gr. 0,891 (V. Sambon. Monnayage de Charles I d’Anjou, p. 47, in Annuaire de la Sociéte de Numismatique 1891). Il Blancard, non conoscendo il documento relativo, fissò invece il peso del carlino di Carlo I a gr. 3,23 per cui calcolò l’oncia gr. 25,85.

Prendendo però per base di calcolo la libra romana di gr. 325,44, il Winkelmann ha per l’oncia gr. 27,12, e pel tareno gr. 0,904. Egli assegna perciò, al tareno il peso di gr. 0,90 ed all’augustale quello di gr. 5,35.

Nel precitato documento sulla monetazione sveva (Blancard. Rev. Num. 1864 p. 112 e Winkelmann Acta Imperli I, 766) leggesi: Augustales auri, qui laborantur in predicis siclis (Brindisi o Messina) fiunt de caratis viginti et medio, ita quod quelibet libra auri in pondere tenet de puro et fino auro uncias X tarenos VII ½, reliqua vero uncia et tareni viginti duo et medius sunt in quarta parte de ere et in tribus partibus de argento fino, sicut in tarenis. Quindi su 12 once, erano di oro puro once 10 a tari 7 1/2, e di lega oncia 1 e tari 22 1/2; e così l’augustale = + 20 1/2 = gr. 4.57 d’oro puro, gr. 0,585 di argento e gr. 0,195 di rame, e un’oncia di augustali teneva di oro puro, gr. 18,28 (il Blancard calcolava l’oncia di augustali a gr. 21,08 di cui 18 d’oro puro, 2,31 d’argento, e 0,77 di rame).

Si rileva da quel doc. il guadagno che aveva sulla moneta di oro la Curia: Consuevit Curia recipere pro qualibet uncia tam tarenorum quam augustalium que laboratur in predictis siclis grana 15 1/2 (il Winkelman corregge: tarenum unum et grana 15 1/2) Verumtamen mercator qui facit laborari aurum suum in siclis ipsis preter (tarenum unum et) grana 15 1/2, debet solvere alia grana 4 1/2 pro qualibet uncia, quam laborari facit in siclis pro expensis que fiunt in labore micie cuiuslibet ect. La correzione "tarenum unum et grana 15 1/2 " è suggerita da altro doc. (Wink. Acta imperii I, 763) in cui è detto che un’oncia d’oro di tarì, valeva 28 tarì e 2/3 di grano, e l’oncia di augustali aveva il valore intrinseco di 27 tari e 18 grana; quindi il guadagno e la fattura venivano ad un tari e 19 1/2 grana ovvero 2 tar. e 2 gr.

Rilevasi ancora dal precitato doc. (Acta imp. I, 766) che l’oro dei tari era di carati 16 l/3, e quindi il tareno di circa gr. 0,90 teneva gr. 0,6125 d’oro puro ( × 16 1/3 ) grana 0,22 di argento