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ed un mezzo grosso di Filippo Maria Visconti; un grosso ed un più raro mezzo grosso di Pietro Fregoso il giovane; genovino d’oro ed un grosso di Galeazzo Maria Sforza; un magnifico pezzo, forse testone maggiore da venti soldi di Gian Galeazzo Maria Sforza; un grosso di Battista Fregoso; un bel testone di Lodovico XII, ed un mezzo testone di Francesco I (Tav.IV, n,6).

Ho scavalcato un pezzo che sembrami rimarchevole, per poter dirne con agio qualche cosa. È desso un mezzo grosso anonimo e privo di numero d’ordine, colla leggenda: ianva. q. devs. protegat, la quale, secondo il Gandolfi, non sarebbe stata usata sulle monete che fra gli anni 1252-1339, e secondo l’illustre conservatore del gabinetto Reale di Torino, avrebbe avuto tempo ancor più limitato (Monete di Savona, pag. 23). Ben alieno dall’oppormi a tanto sapere, ed ammettendo anzi incontrastabile quel criterio in tesi generale, questa moneta, segnerebbe una eccezione, perchè allo stile si palesa di molto posteriore, onde inclino a crederla battuta in occasione di qualche vacanza o mutamento di governo, per cui nell’entusiasmo del momento, si ritornò a quell’antica invocazione. Dirò di più: quella moneta offre sì grande analogia coi mezzi grossi col duca Filippo Maria Visconti, che non sembrami troppo azzardato tenerla fabbricata nell’anno 1436, nel quale i Genovesi, insorgendo, si liberarono dall’aspro governo di quel principe. (Tav. IV, n. 5).

Abbondano le monete della terza epoca, in tutti i metalli, ma dacché esse porgono in generale poco interesse, mi restringerò a ricordare due rari pezzi, che stimo quarti di ducatoni, i quali arieggiano le forme delle monete veneziane nelle loro rappresentazioni del Redentore che benedice al doge genuflesso. Il primo è dell’anno 1554, ed il secondo, notevolmente differente pel disegno, del 1563. (Tav. IV, n. 7).


Savona.


Una sola moneta, un ottenne da tre denari di Lodovico XI, rappresentava questa città allorché ispezionai i medaglieri del museo Bottacin, ma, intanto che ripassavo gli appunti fatti, l’indefesso donatore vi aggiunse il prezioso fiorino d’oro, incunabulo di questa zecca, battuto intorno all’anno 1350.