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la zecca di bologna 477

d’oro largo del valore di lire tre e soldi due e così s’intendesse di ventotto grossetti e un bolognino e tre denari piccoli, come di cinquantasette bolognini e tre denari piccoli, purché tutte le monete fossero al conio bolognese e ogni ducato fosse del peso di carati 2461.

Vedemmo che la zecca era stata data per tre anni a una nuova persona nel novembre 1489: ma per ragioni che ignoriamo, il contratto fu sciolto dopo un solo anno e l’ufficio, il 23 dicembre 1490, fu affidato per un triennio ad Ambrogio Serafini.

Questi si obbligava: a battere grossoni in ragione di 111 1/2 o tutt’alpiìi 112 per ogni libbra di peso, grossetti in ragione di 223 1/2 o 224 al più per libbra di peso o ducati d’oro nel caso che fossero richiesti da qualche privato che portasse oro in zecca:

di più quattrini e denari piccoli alla lega di once 1 1/2 per libbra di peso e ne andassero lir quattro e soldi dieci alla libbra: promettendo di battere col suo proprio argento detti grossoni e grossetti per una somma non minore di 500 lire: e lir cinquanta d’oro, di seguitare a pagare l’affitto del locale al Bentivoglio, ecc.2.

A questa coniazione ne seguì un’altra nel 1494, di quarti di ducati: 31 di questi più due grossetti avevano il peso di una libbra: 115 grossi d’argento del valore di soldi 40 d’argento pesavano una libbra: così 460 bolognini: e si sarebbero dovuti coniare almeno 1/3 in bolognini della somma totale3. Il locatario era di nuovo il Serafini, perchè i documenti ce lo ricordano ancora nel 1496.

In questo tempo Giovanni II, in ricompensa

  1. Partiti 11, c. 10, r. e Zecca. B. 1, (decreti).
  2. V. doc. VIII e IX.
  3. Partiti 11, c. 104, r. 13 febbr. 1494.