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la roma sotterranea cristiana 25


Illustrato così il principale Ipogeo, continua ad esplorare (cap. XI) le sei sette vaste gallerie della Liberiana necropoli; delle quali alcune, a mezzogiorno, vanno a trovare e congiugnersi con quelle dell'Arenarium Hippolyti. Tutte le esplora con la solita accuratezza nei tanti e svariati cubicoli, che comprendono: e dalle profonde osservazioni, vuoi intorno alle forme architettoniche, vuoi sul carattere e maniera delle pitture, trae certo ed evidente argomento della posterità di sua formazione, rispetto alla principale Callistiana ed alla Soteriana necropoli. S’intende però del piano secondo; perocché il primo e il terzo della Liberiana, come che provenienti da altri punti e centri del grande Sotterraneo, non spettano propriamente all’escavazione di questa regione: e il ch.mo Autore, che in tutto e sempre vuol esser esatto, si riserba a parlarne poi distintamente.

Intanto ci continua la istoria di questo (cap. XII, XIII) narrandoci lo spogliamento che dal secolo XV al XYI subì per le mani de’ suoi ignoranti e rapaci visitatori. E tra codesti visitatori vi trova pur ricordato il sedicente Pontefice Massimo Pomponio Leto, che con i suoi accademici adusava spesso a questi sacri recessi, non certo per illustrare con quelle care memorie la storia del Cristianesimo, ma per offuscarla più presto, e renderla complice, se fosse stato possibile, de’ suoi vaneggiamenti. Ognun sa quali erano i principi della Pomponiana Accademia; e come il suo Pontefice massimo piegasse il ginocchio all’altare di Romolo, volendo che Cristo e la redenzione cedessero il luogo alla voluttuosa letteratura pagana. II Platina fa un bello scusare le bieche intenzioni del Leto, che non trasse profitto di queste sotterranee visite: ma parteggiando egli assai per la nuova Accademia Romana, ognuno vede il valore che può avere la sua difesa. Ad ogni modo, se non fu un deciso novatore e settario, si avrà sempre (come lo giudica l’Autore) per un fanatico pedante.

Tornando alla Liberiana necropoli (cap. XIV), una delle più insigni ed importanti memorie quivi dissepolte, è senza dubbio la bella epigrafe (ricomposta de’ suoi sparsi frammenti dal dotto e paziente Autore), la quale ricorda una Giovina, quae comparavit arcosolium in Callisti (cioè, coemetario Callisti); e che poi morta, fu deposta ad domnum Gaium. Con che si viene a rendere la più splendida testimonianza di storica verità a quanto il ch.mo de Rossi scrisse sul principiare dell’Opera, intorno alla vera postura topografica dell’insigne cimitero di s. Callisto; del qual cimitero la regione Liberiana n’è un lontano svolgimento ed appendice. Talchè «niuno oggi può du-