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la roma sotterranea cristiana 61

vette starle in fronte. E il frammento portava infatti dell’iscrizione il residuo... VSTINO VIATRICI; cui l’esimio Autore non pena molto restituirgli la sua originale integrezza, supplendo e leggendo, Sanctis (o beatis) martiribus Simplicio Faustino Viatrici. E qui con grande erudizione storica e paleografica, dimostra che il vero e genuino nome della sorella dei santi Faustino e Simplicio fu veramente, non Beatrice, come sin qua si è tenuto, ma Viatrice. E però, se nei più antichi codici liturgici, e fasti martirologici, e nel missale Gelasianum si legge Viatrici, la preziosa iscrizione rinvenuta non permette più sentire con i Bollandisti1 che cotesto nome Viatrici nei vecchi codici fosse un barbarismo, da correggersi perciò in Beatrici.

Un’altra osservazione non meno importante aggiunge il dotto de Rossi sul frammento Faustino Viatrici. Ei vede mancare tra Faustino e Viatrici, la copulativa et; la quale non manca mai quando si vuole esprimere l’ultimo nome in rapporto ai precedenti. Quindi molto bene argomenta che, non ai soli tre noti Martiri fu dedicata la cara basilichetta dal grande cultore e zelatore dei sepolcri de’ martiri, qual fu il santo pontefice Damaso; e che perciò un quarto nome quivi sia da supplire: nome che infatti egli giunge a scuoprire.

S’interna per entro il sepolcreto (cap. III). E appena entrato nella prima piccola cripta, che fu il sacro ipogeo dei già ricordati Martiri, due cose chiamano principalmente la sua attenzione. Un epitaffio di bella paleografia, che ricorda aver avuto quivi sepoltura un Aurelio Euticio; il quale, avuto riguardo alla nobiltà dell’epitaffio e al privilegio di esser sepolto nel luogo più cospicuo del sacro ipogeo, si può ragionevolmente tenere per discendente d’illustre e qualificata prosapia. L’altra cosa si è: una insigne dipintura ove sono rappresentati, con i loro istessi nomi, gl’incliti martiri quivi sepolti, cioè: Sancta (Vi o Be) atrix, simplicius, Faystinianys e Rufinianys: ed ecco il quarto martire, il cui nome forse venir dovea dopo Viatrici nella iscrizione dedicatoria.

Del gruppo dunque dei tre noti martiri era quarto un Rufiniano. Ma chi fu cotesto santo martire Rufinianys, o Rufus (chè, Rufus e Rufinianus, suona il medesimo)?

Qui apre il ch. Autore una profonda disquisizione intorno l’inclito martire, affatto ignoto ai topografi cronistorici dei Martiri portuensi. Ma per non oscurare, piuttosto che epilogare, l’eruditissima dissertazione, dirò com’ei ravvisi in Rufinianus quel Rufus, Vicario che fu imperiale in Roma, principando Diocleziano, e che viene ricor-

  1. Act. Sanct. T. III, Tul. p. 34.