Pagina:Rosselli - Scritti politici e autobiografici, 1944.djvu/193

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liquidazione ingloriosa delle vecchie opposizioni parlamentari si sono gettati nella lotta rivoluzionaria. Non provenivano da un solo partito, ma da tutti i partiti: socialisti, comunisti, democratici, repubblicani, sardisti, allievi di Gobetti, di Gramsci, di Salvemini, intellettuali senza partito, giovanissimi arrivati alla ribellione per vie proprie nella solitudine tirannica, operai rivoluzionari formatisi attraverso le lotte di fabbrica e di strada, vecchi militanti insofferenti di attesa. Più che un programma comune li legava agli inizi uno stato d’animo: la rivolta contro gli uomini, la mentalità, i metodi del mondo politico prefascista, responsabile della fine miserabile dell’Aventino; una volontà attiva di lotta, che voleva essere anche di riscatto dall’umiliazione per la battaglia non data e la sconfitta non meritata; una convinzione non precisa nei termini, ma chiarissima nei motivi, della necessità di un rinnovamento «ab imis» della vita sociale e morale del paese.

Fu il periodo «unitario» e romantico di G. L., fronte unico di azione demo-social-repubblicano (1929-32); contrassegnato da un grande sforzo di propaganda e di organizzazione illegale, da azioni ardite (evasioni, voli, ecc.), da iniziative senza posa rinnovate.

È in questa fase che G. L., che ha la sua base pressoché esclusiva in Italia, impone l’esigenza e la preminenza della lotta in Italia. Il principio dell’autoliberazione degli italiani come secondo Risorgimento che deve spezzare i compromessi del primo e aprire

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