Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/105

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94 nota al macbeth

un non so che di magico: egli crea per esse un linguaggio particolare, che, sebbene composto di elementi conosciuti, pare una mescolanza di formule da scongiuri. Le frequentissime rime e la singoiar misura de’ versi danno l’idea della sorda musica che accompagna le danze notturne di quegli esseri tenebrosi. Spiace di trovarvi i nomi di oggetti nauseanti; ma chi ha mai supposto che la magica caldaia fosse piena di gradevoli aromi? Ciò sarebbe, come dice il poeta, un voler che l’inferno desse buoni consigli. Que’ schifosi ingredienti, da cui rifugge l’immaginazione inorridita, son ivi il simbolo delle forze avverse che fermentano nel seno della natura; e il morale ribrezzo, che ne sentiamo, supera il disgusto de’ sensi. Le Streghe parlano fra di loro come donnicciuole, poichè tali debbono essere; ma il loro stile si solleva quando si rivolgono a Macbeth. Le profezie che pronunziano esse medesime, o che fan pronunziare ai fantasimi, hanno quella oscura brevità, quella solennità maestosa, che si trova in tutte le parole degli oracoli, e che sparse mai sempre il terrore fra i mortali. Si vede pure che quelle Lammie non sono che stromenti governati da spiriti invisibili, e che di per sè non si sarebbero potute innalzare all’alta sfera, da cui influiscono sopra avvenimenti non mena grandi che terribili. E perchè mai Shakspeare ha fatto lor sostenere nella sua tragedia la medesima parte ch’esse sostengono, secondo le antiche cronache, nell’istoria di Macbeth? Vien commesso un gran misfatto: un vecchio venerabile, il migliore dei re, Duncano, è trucidato nel sonno; e, ad onta delle sante leggi d’ospitalità, da uno de’ suoi sudditi colmato da esso di benefizi. Naturali motivi sarebbero sembrati troppo deboli a spiegare un’azione così fatta, od almeno sarebbe stato mestieri dipigner colui che la eseguisce come il più nero ed il più consumato malfattore. Shakspeare concepì un’idea sublime: ha mostrato un eroe pieno di grandezza, ma ambizioso, che soccombe ad una prova profondamente combinata dall’inferno; e che conserva il segno della primitiva nobiltà del suo animo in tutti gli eccessi a cui è trascinato dalle necessarie conseguenze del suo delitto. La morte di Duncano può essere appena attribuita a Macbeth; e ciò che v’ha di più odioso ricade sul capo degl’istigatori di quella orribile azione. La prima idea gli fu inspirata da quegli esseri, tutta l’attività de’ quali è diretta verso il male. Le Streghe sorprendono Macbeth nell’ebbrezza della gloria, dopo un combattimento in cui fu vittorioso. Esse fanno sfolgorare innanzi a’ suoi occhi, qual promessa del destino, l’immagine delle grandezze ch’egli non può conseguire se non per via d’un delitto; e danno autorità alle loro