Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/647

Da Wikisource.
260 cimbelino

tamente ululando, si appelleranno al Concilio degli altri Dei del tuo ingiusto potere».

Frat. «Porgine soccorso, sommo Giove; o noi rigetteremo i tuoi decreti, e ci sottrarremo alla tua giustizia».     (Giove discende in mezzo ai tuoni e ai lampi, seduto sopra un’aquila; giunto a terra, scaglia una saetta, e tutti gli spiriti cadono in ginocchio dinanzi a lui)

Giove. Non più, spiriti imbelli d’abisso, non più! cessate una volta d’offenderne co’ vostri lamenti! tacete! Oh vane e stupide ombre! voi dunque osate accusare il Dio del tuono, la di cui folgore sgomenta, lo sapete, la ribellantesi terra? Abbandonate, aerei spiriti d’Eliso, questi luoghi; tornate a gustare il riposo sui letti di fiori delle vostre sempre verdi pianure; nè de’ mali vi calga che affliggono l’umanità; cura questa a voi straniera, e riserbata a noi soli. Io punisco colui che più mi è caro; io non aggiorno i miei benefizi che per accrescerne il pregio davanti agli occhi di lui. Calmatevi dunque: la nostra potenza rialzerà il prostrato vostro figliuolo: la benefica stella, da noi prediletta, ha presieduto alla sua nascita; ed è a’ piè de’ nostri altari che egli ha giurato fede alla sua sposa: alzatevi, e scomparite! Ei diverrà lo sposo e il possessore dell’illustre Imogène; e i suoi infortunii gli addoppieranno la grandezza della felicità. Ponete sul seno di lui questo libro, ove sono segnati i nostri decreti e i suoi destini: scomparite! cessate di querelarvi e di dar corso alla vostra impazienza, se risvegliar non volete tutta la mia collera! — Dirizza, aquila, il volo al mio palagio di adamante.

(scompare)

Sic. «Egli è disceso colla folgore in pugno, il suo alito diffondeva intorno odore di zolfo; la celeste aquila si abbassava, come se inteso avesse di posarsi sopra di noi; l’ascensione del Nume riempiva l’aere d’una fragranza più soave di quella delle nostre fiorite pianure, ed il regale suo volatore agitava gl’immortali vanni, e chiudeva mollemente il rostro, quasi accennando che il suo Dio era pago».

Tutti. «A te siano grazie, potentissimo Giove!».

Sic. «Ecco: le porte del celeste suo palagio si chiudono; egli è entrato sotto le raggianti sue vôlte: ritiriamoci; e se vogliamo esser lieti, adempiamo a’ sovrani suoi ordini».

(tutti gli spiriti svaniscono)

Post. (svegliandosi) Sonno, tu mi hai reso un padre: mi hai creata una madre e due fratelli: ma, oh vani prestigi! essi già sono dileguati, svanirono nati appena; e questo è lo stato