Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/90

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atto quarto 79


Macduff. Degno di regnare? Oh! ei non è degno neppure di vivere. O nazione sciagurata, posta sotto il giogo di un tiranno, che dopo averti usurpata, con sanguinoso scettro ti preme, quando vedrai tu rinascere i tuoi bei dì? Vostro padre, o giovine, fu un pio e virtuoso re; e la regina che vi portò nel suo seno visse più spesso di preghiera che di pane, e campò ogni giorno come se l’ultimo de’ suoi fosse stato. Oh! addio; io vi lascio, e con voi perdo la mia ultima speranza.

Malcolm. Macduff, questo nobile sdegno ha cancellato dall’anima mia ogni sospetto, e riconciliati i miei pensieri coll’opinione del tuo onore. L’infernale Macbeth con mille artificii consimili tentò già sedurmi, e la prudenza m’imponeva le maggiori oculatezze. Ma il sommo Iddio sia ora giudice fra noi! Da quest’istante io m’abbandono a’ tuoi consigli; da quest’istante ritratto le calunnie che proferii contro di me, e abiuro tutte le taccie di cui volli bruttarmi. Ora sia in te e nell’afflitta mia patria il diritto di comandarmi, e voglia il Cielo secondare lo zelo con cui a questo magnanimo riscatto già intendo. — Perchè taci, Macduff?

Macduff. Tanto e sì impensato mutamento m’ha ripieno di tal gioia, che m’è impossibile per ora di favellare.

(entra un Medico)

Malcolm. Ne parleremo a miglior agio, (al Medico) Viene dunque il re?

Medico. Sì, o signore; e il suo palagio è pieno d’una folla d’infelici che aspettano da lui la loro guarigione. La malattia più ribelle ai farmachi della scienza scompare al primo tocco della mano regale; di tanta virtù dotò il Cielo quella mano benefica.

Malcolm. Vi son grato della notizia. (il Medico esce)

Macduff. Di qual malattia intende egli parlare?

Malcolm. Di quella che volgarmente chiamasi malattia del re, a cagione della miracolosa guarigione che ne fa questo buon principe. Come ciò accada, il Cielo solo lo sa; ma quello che può da ognuno vedersi è, come il re sani una folla di travagliati, tutti luridi di piaghe, appendendo soltanto al loro collo una medaglia d’oro, e invocando in pari tempo sopra di essi le benedizioni del Cielo. Oltre a questo prodigio, l’Eterno gli ha accordato il dono della profezia; e il suo trono benedetto con mille voti e preghiere dice abbastanza di quanta grazia in faccia all’Essere supremo goda quegli che n’è possessore.

(entra Rosse)

Macduff. Chi viene?

Malcolm. Un mio compaesano; ma e’ non mi sembra di riconoscerlo.