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76 il re lear

senno, cieco Cupido; io non amerò più. — Leggi questa disfida; e osservane bene i caratteri.

Gloc. Fossero tutte le lettere soli, io non potrei vederne alcuna.

Edg. Nol crederei per narrazione... e vedendolo, il mio cuore sanguina.

Lear. Leggi.

Gloc. Colle occhiaie vuote.

Lear. Ah! ah! siete voi qui con me? Senz’occhi in fronte, senza danari nella borsa? Le vostre pupille versano in grave bisogna; la vostra borsa in lieve. Nullameno voi vedete come corre questo mondo.

Gloc. Lo veggo sentendolo.

Lear. Che! sei insensato? Un uomo può ben vedere come va questo mondo anche senz’occhi. Guarda colle orecchie: vedi là come la giustizia schernisce quel povero ladro. Forgi attente ascolto; poi muta i posti, Andì-dandì1: chi è il giudice ora, e chi il ladro? — Hai veduto mai il cane d’un villico latrare ad un mendico?

Gloc. Sì, milord.

Lear. E il mendico fuggir dal cane? Ebbene, tu hai veduto la grande immagine dell’autorità. È al cane che si porge obbedienza... Bidello infame, trattieni là sanguinosa mano: perchè sferzi quella meretrice? Sferza il tuo dorso, e farai miglior opera, libertino rotto ad ogni scostumatezza. L’usuraio fa appiccare il truffatore; i piccoli vizi traspariscono fra i cenci della miseria. Ma le pelli e le vesti di seta nascondono tutto. Dà al vizio uno scudo d’oro, e la spada della giustizia vi si romperà senza forarlo. Ma copri lo scudo di cenci, e un pigmeo con un fuscello lo trapasserà. Alcuno, ti dico, alcuno non fece male, e perdono a tutti. Abbiti questo da me, amico mio; da me, che potenza ho di chiuder la bocca dell’accusatore. Prendi i tuoi occhiali, e come un impudente politico fingi di vedere quello che non vedi. Ora, ora, ora, ora; toglietemi i calzari; più in fretta, più in fretta; così.

Edg. Oh misto di stravaganze e di verità! quanta ragione è nella sua follia!

Lear. Se tu vuoi piangere le mie sventure; prendi i miei occhi; io ti conosco abbastanza; il tuo nome è Glocester. Convien però sii paziente, in questo mondo venimmo urlando. Tu ben sai che appena incominciammo a fiutar l’aere, i vagiti uscirono dal nostro petto. Ti farò un sermone; attendi bene.

  1. Formola di certi giouchi.