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398 LA MALA FEMMINA DOMATA

terina, e voi, Ortensio, colla vostra amabile vedova, statevi lieti, e siate i benvenuti in mia casa. Questo banchetto c’infonderà novelli spiriti: tì prego di sedere, e di mangiare di buon appetito. (siedono a tavola)

Pet. Mangiamo, allegramente mangiamo.

Batt. È Padova, che ci procura questo contento, figlio Petrucchio.

Pet. Padova non offre che piaceri.

Or. Per amore di noi vorrei che quello che dite fosse esatto.

Pet. Io credo sulla mia vita, che Ortensio non sia molto quieta sul conto della sua vedova.

Ved. Non vi fidate dunque mai di me, se non mi stimate.

Pet. Dissi che era Ortensio che temeva di voi.

Ved. L’uomo che ha le vertigini, crede che il mondo gli giri intorno.

Pet. Eccellente risposta.

Cat. Signora, che volete voi dire? Vi prego di spiegarne il vostro intendimento.

Ved. Vostro marito, che ha la testa turbata da una cattiva moglie, misura il dolore degli altri sposi dal suo: capite ora?

Cat. Il pensiero è villano.

Ved. A meraviglia.

Cat. E degno è veramente di voi.

Pet. Bene, Caterina, pungila.

Or. Mia cara vedova, rispondile a dovere.

Pet. Scommettiamo cento marchi, che la mia Caterina la confonde.

Or. Vedremo.

Pet. È una fidanza valorosa. — Alla tua salute, Ortensio. (beve)

Batt. Quale sembra a Gremio lo spirito dei nostri giovani?

Grem. Essi si urtano a meraviglia di fronte.

Bian. Di fronte, signore? Un uomo arguto vi direbbe, che in tali lotte potreste voi pure entrare, perchè la vostra fronte è difesa mirabilmente.

Vin. Gioviale sposina, vi siete alfine svegliata.

Bian. Sì, ma per raddormentarmi tostochè ne senta il bisogno.

Pet. Oh! voi non dormirete più, almeno finchè state fra di noi.

Bian. Sono io il vostro uccello da giuoco? Muterò cespuglio, e voi seguitemi se ne avete talento. — Vi do a tutti la buona notte. (esce con Cat. e la Ved.)

Pet. Ella mi ha prevenuto. — Avvicinatevi, signor Tranio