Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/84

Da Wikisource.

ATTO PRIMO 76


Gloc. Nobili Pari d’Inghilterra, sostegno dello Stato, è nel vostro seno che il duca Umfredo deve deporre il fardello del suo dolore; del suo, del vostro, del comune dolore della patria. Oh! il mio fardello Enrico avrà dunque prodigato nella guerra la sua giovinezza, il suo valore, il suo popolo e i tesori suoi; dieci anni l’avran veduto giacente sotto la vòlta del cielo, esposto alle nebbie agghiacciate del verno, o agli ardori micidiali dell’estate, per conquistare la Francia sua legittima eredità: e il mio fratello Bedford avrà stancato il suo genio, per conservare colla politica quello che Enrico aveva vinto colle armi: e voi stessi, Sommerset, Buckingham, vittorioso Warwick, prode York e Salisbury, avrete ricevute profonde ferite nei campi francesi, e tinte del vostro sangue le pianure di Normandia: e il mio zio Beaufort, ed io col savio Consiglio del regno, avremo meditato sì lungo tempo, e ventilato dalla punta del dì fino alla nera notte con quali mezzi si poteva ritenere la Francia nella dipendenza e nel timore: in fine il nobile Enrico si sarà veduto, in onta de’ suoi nemici, nella sua più tenera fanciullezza coronare a Parigi: e tanti onori titoli e fatiche andran perdute in questo dì? La conquista di Enrico, la vigilanza di Bedford, il frutto dei nostri consigli, il prezzo delle opere vostre tal risultato avranno? Oh Pari d’Inghilterra, questa tregua è vergognosa! Questo matrimonio è fatale! Esso cancella i vostri nomi dal libro della memoria, le vostre vittorie dagl’annali dell’onore; rovescia i monumenti della Gallia assoggettata, e annulla tutto un secolo di virtù, come se mai esistito non fosse!

Car. Nipote, ove para questo discorso sì appassionato, e quale è l’oggetto di tale declamazione enfatica? La Francia infine è anche nostra, e ben la manterremo.

Gloc. Sì, senza dubbio, zio, la manterremo, se possiamo; ma ora questo non ne è dato. Suffolk, il nuovo duca, la di cui mano dispotica regge a senno suo, conferisce con un segno di penna i ducati del Maino e dell’Anjou a quell’ombra di principe, a quel pazzo Renato, la di cui indigenza sostiene così male i suoi titoli fastosi.

Sal. Ne attesto la morte di Quegli che s’immolò per tutti, quelle due contee erano il baloardo e la chiave della Normandia. Prode Warwick, figlio mio, intendo il tuo sospiro di dolore.

War. Dite di disperazione sulla tomba della nostra grandezza passata. Oh! se vi fosse qualche speranza di riconquistarla, invece delle lagrime che versano i miei occhi, la mia spada verserebbe sangue. Anjou e Maino, provincie conseguite a sì caro prezzo, questo braccio vi assoggettò entrambe. Ora quelle città,