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150 MISURA PER MISURA


Prev. Farei anche di più per servirvi. (entra Giulietta) Eccovi una delle mie prigioniere, una fanciulla che, investita dal fuoco della gioventù, ha offuscato lo splendore della sua riputazione: ella è incinta, e il suo seduttore è condannato a morte: un giovine più adatto a commettere un secondo delitto di ugual genere, che a morire pel primo.

Duc. Quando dev’egli morire?

Prev. Dimani, credo. Ho preparato quello che vi occorre. (a Giul.) Aspettate un momento e vi accompagnerò.

Duc. Siete pentita, bella fanciulla, del vostro peccato?

Giul. Sì, e ne soffro con rassegnazione la vergogna.

Duc. V’insegnerò i mezzi di scrutare la vostra coscienza, e di appurare se il pentimento vostro è solido, ovvero superficiale.

Giul. L’apprenderò volontieri.

Duc. Amate anche l’uomo che vi ha fatta divenir colpevole?

Giul. Sì, quanto amo la donna che fu cagione della sua disgrazia.

Duc. Parrebbe dunque che fosse con mutuo consenso, che si compì il vostro reo atto?

Giul. Sì, con mutuo consenso.

Duc. Allora il vostro peccato fu maggiore del suo.

Giul. Lo confesso, e me ne dolgo, padre, amaramente.

Duc. Fate bene, fanciulla, ma badate che il vostro pentimento non sia fondato che sull’onta di cui siete coperta.

Giul. Mi pento del mio fallo perch’esso è un peccato, e ne accetto con gioia la vergogna.

Duc. Perseverate in queste disposizioni. Il vostro complice, da quello che mi vien detto, deve morir dimani; vado a visitarlo e a dargli i miei consigli. Il Cielo sia con voi! Benedicite!

Giul. Deve morire dimani! Oh ingiusto amore, che mi lasci una vita, tutto il di cui bene si estende a provare ad ogni istante le ansie della morte!

Prev. La sua sorte è invero degna di pietà. (escono)

SCENA IV.

Una stanza nella casa di Angelo.

Entra Angelo.

Ang. Quando voglio meditare e pregare, i miei pensieri e le mie preghiere corrono da un oggetto all’altro; il Cielo non ottiene da me che vane parole, intantochè la mia passione, senza attendere a quello che la mia bocca proferisce, è ferma sopra Isa-