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326 LA NOVELLA D'INVERNO

di vetro e collane d’ambra, croci e smanigli e quant’altro si addice alle fanciulle io passo vendenvi, venitene ad acquistare.

Cl. Se non fossi innamorato di Mopsa, non avresti un soldo da me: ma essendo prigioniero come sono, acquisterò fettuccie nuove per legarmi.

Mop. Me le avevate promesse per la vigilia della festa, ma anche adesso giungeranno in tempo.

Dor. Egli vi ha promesso qualche cosa di più, se è vero quel che si dice.

Mop. Ma a voi ha pagato tutto quello che aveva promesso, e cose fors’anche che arrossireste a restituirgli.

Cl. Non v’è dunque più pudore fra le nostre fanciulle? Non avete le ore in cui mungete, o in cui vi coricate, o in cui andate al forno, per svelar questi segreti, senza che veniate a favellarne dinanzi a tutti i nostri ospiti? Per fortuna essi si parlano all’orecchio: tacete una volta.

Mop. Tacio, ma voi m’avete fatto sperare bei nastri e un paio dì guanti profumati.

Cl. Non vi ho io detto come mi avevano derubato lungo la strada?

Aut. Oh! sì certo, vi sono furfanti e bisogna star cauti.

Cl. Non temer nulla: non perderai nulla qui.

Aut. Lo spero, perchè ho la mia valigia piena di mercanzie.

Cl. Hai canzoni ancora?

Mop. Comprale, comprale se ne ha: le canzoni mi piacciono tanto.

Aut. Eccovene una molto patetica: è la storia della moglie di un usuraio, che infermò per aver voluto portare venti scrigni pieni d’oro, e per la manìa che aveva di mangiar teste di serpente e di rospo arrostite.

Mop. È vero?

Aut. Esattissimo: non è passato che un mese dacchè accadde il fatto.

Dor. Gli Dei mi preservino da sì fatte frenesie.

Aut. Così facciano gli Dei.

Mop. Comprala dunque, te ne prego.

Cl. Mettila a parte e vediamo altre canzoni: farem le altre spese dopo.

Aut. Eccovi un’altra ballata, sopra un pesce maraviglioso che apparve alla spiaggia, il mercoldì dell’ottantesimo aprile, quarantamila braccia al disopra dell’acqua, e cantò queste parole, contro i cuori delle fanciulle crudeli. Si è creduto che fosse una donna