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cap. ii. - un uomo che va al polo per ingrassare 21


— Ma il polo australe non è quello settentrionale.

— Ma che! Deve essere lo stesso.

— Vi dico di no.

— Chi ve lo dice?

— Ve lo dimostrerò quando sbarcheremo sulla Terra di Palmer o di Graham.

— Signore, disse in quel momento il capitano, avvicinandosi. Abbiamo la massima pressione e la marea è alta.

— È stato imbarcato tutto?

— Tutto, signor Linderman.

— I velocipedi del signor Wilkye, i viveri...

— Non manca nulla, signore.

— Desiderate nulla d’altro, signor Wilkye?

— No, rispose l’americano.

— Partiamo adunque.

— Ma i nostri amici? chiese Bisby.

— Li abbiamo salutati ieri sera, disse Linderman. Avanti, signor Bak!

Al comando dato dal capitano, alcuni marinai scesero sul gavitello galleggiante e staccarono la catena, che venne subito ritirata a bordo. Tosto l’elice si mise in movimento facendo spumeggiare l’acqua attorno alla poppa; dalla ciminiera uscirono neri nuvoloni di fumo e la goletta si mise a filare verso l’uscita del porto, passando fra un gran numero di navi ancorate.

Bisby, Linderman e Wilkye, ritti sul cassero, guardavano la città che si estendeva dinanzi a loro, ma che impiccioliva rapidamente. I due rivali parevano tranquilli; ma il negoziante di carne salata sembrava estremamente commosso e si grattava nervosamente la testa.

— Sarà un po’ di emozione, diss’egli, dopo un lungo silenzio, pure vi confesso, amici miei, che mi sento scombussolato.