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gli scorridori del mare 27

vano in massa verso le palizzate, brandendo lunghe zagaglie, squarcine, scuri e lunghi archi.

In quel momento cinquanta spari rimbombarono e cinquanta e più palle caddero su i negri schierati dietro le trincee. Dapprima vi risposero urla di rabbia, poi nuvoli di frecce attraversarono l’aria.

I negrieri, divisi in tre colonne si slanciarono all’assalto, fra le grida dei combattenti e le detonazioni dei fucili. I negri dall’alto delle palizzate cercarono respingere l’attacco, ma vedendo che i pali cedevano sotto le accette degli assalitori, si ritirarono fra le capanne, lottando sempre ferocemente.

Radunatisi sulla piazza, resistettero all’attacco, respingendo tutti gli assalti dei negrieri. Questi, resi furenti per l’ostinata resistenza, cominciarono ad aprire un fuoco infernale ed a gettare granate, le quali, scoppiando, accendevano facilmente le capanne. Le donne ed i fanciulli, in preda allo spavento, correvano da tutte le parti per salvarsi dalle fiamme che si dilatavano con incredibile rapidità.

I guerrieri intanto lottavano con furore scagliandosi ferocemente sui bianchi ed impegnando delle lotte corpo a corpo. Il fumo avvolgeva quegli uomini, mentre il crepitar dell’incendio aumentava, però non cedevano. Il loro erculeo capo faceva prodigi. Circondato e sostenuto dai suoi, fendeva la massa dei combattenti a grandi colpi di azza. Un marinaio lo prese di mira e fece fuoco, ma un negro giunse in tempo per ricevere in pieno petto il colpo diretto sul suo capo. Un altro si avventò su di lui con un’accetta, ed un altro negro sviò il colpo e cadde morente ai piedi del monarca.

Per alcuni istanti non fu che un avvicendarsi di assalti e di ritirate, poi Bonga, deciso di por fine al macello dei suoi guerrieri, con un’azza in mano si scagliò sui marinai, cercando spezzar la loro fila. Attaccato però da tutte le parti, fu ben presto atterrato. Una diecina di scuri lo minacciarono nel tempo stesso, costringendolo ad arrendersi. Gli altri marinai si gettarono sui guerrieri, i quali disorganizzati e demoralizzati e stretti fra il fuoco del villaggio e i fucili dei negrieri, dovettero arrendersi. Però alcuni di essi, resi pazzi dal furore, benchè disarmati lottarono ancora coi pugni, finchè furono legati solidamente.

Duecento e più guerrieri, ottanta donne e sessanta fanciulli furono fatti prigionieri. Una trentina di negri e una diecina di bianchi giacevano però inanimati al suolo.

I marinai frugarono tutte le capanne già mezze arse, salvando una diecina di buoi e una ventina di capre. Legati solidamente gli schiavi, i vincitori accesero dei falò e, scannati quattro buoi, li misero ad arrostire interi, secondo l’usanza del paese. Terminata la colazione, si misero tutti in marcia, in direzione della Coanza. I negri legati a sei a sei camminavano in silenzio, mentre le donne, lasciate