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l'inseguimento dei mongoli 129


— Ah! Signore! Forse che è avvenuto qualche guasto nella macchina?

— No, è ancora l’ala spezzata dalla palla dei manciù che non resisterà a lungo, — rispose il capitano, il quale teneva gli sguardi fissi in alto. — Temo che il vento che è soffiato violentissimo la scorsa notte abbia danneggiata la saldatura, fatta troppo frettolosamente.

— Per le steppe del Don!

— La vedo oscillare sempre più e non oso forzare la corsa, anzi saremo costretti a rallentarla. Guardate, signori. —

Rokoff e Fedoro, molto inquieti per quelle parole scoraggianti, alzarono gli sguardi.

L’ala, indebolita dai soffi poderosi del vento siberiano, e saldata alla meglio dal macchinista a cui era mancato il tempo, in causa dell’improvviso arrivo della giunca, subiva delle oscillazioni violentissime, accennando a piegarsi.

— Che cosa ne dici macchinista? — chiese il capitano.

— Che finirà per cadere nuovamente, — rispose l’interrogato. — Temendo che i manciù ci piombassero addosso, non ho potuto completare il mio lavoro e non ho fatto che delle rilegature, signore. La colpa è mia, ma il tempo stringeva ed il pericolo incalzava.

— Tu hai fatto quello che hai potuto, mio bravo ragazzo, — rispose il capitano. — La colpa è dei manciù.

— O meglio di quel cane di tartaro che io avrei appiccato con molto piacere, — disse Rokoff.

— Rallenta la corsa.

— Sì, signore, — rispose il macchinista.

— Ed i mongoli? — chiese Rokoff.

— Lasciamo che ci corrano dietro, per ora. Vedo all’orizzonte delle colline e se potremo superarle li lasceremo indietro — disse il capitano. — Tuttavia prepariamoci a far parlare i fucili. Ho delle carabine di lunga portata, degli ottimi remington che a mille e cinquecento metri non sbagliano il bersaglio e anche dei fucili americani da sedici per mitragliare cavalli e cavalieri a duecento cinquanta passi.

— Voi possedete un vero arsenale, signore!...

— E che come vedete ci serve. Lasciate le carabine express che hanno una portata troppo limitata e che sono più adatte ad affrontare le fiere che a combattere gli uomini e armiamoci coi remington. —