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298 capitolo trentaduesimo

tava di raggiungere i settemila e novecento e forse gli ottomila metri d’elevazione, trovandosi già il lago a quattromila seicento e trenta sul livello del mare. Solamente i tibetani, abituati a quell’atmosfera, potevano resistere senza provare alcun disturbo.

Perfino il capitano si sentiva ronzare gli orecchi e girare il capo come se fosse ubbriaco. Lo sconosciuto poi si era lasciato cadere su una cassa tenendosi la testa stretta fra le mani e respirando affannosamente.

Raggiunti i settemila metri, lo Sparviero prese la corsa verso l’enorme montagna, provocando una fortissima corrente d’aria. Ora il freddo era così intenso a quell’altezza, che le balaustrate di metallo si erano coperte quasi istantaneamente di ghiacciuoli e che l’alito degli aeronauti, appena uscito dalle loro labbra, si convertiva in nevischio.

Il capitano, dopo essersi avvolto in coperte di lana di molto spessore, si era messo in osservazione a prora, tenendo il canocchiale puntato sulla vetta della piramide.

Quantunque la distanza fosse ancora notevole, gli pareva d’aver veduto due punti oscuri ergersi sulla cima, fra il candidissimo strato nevoso.

— Che siano Rokoff e Fedoro? — si era chiesto. — Se giungessimo troppo tardi? Macchinista, aumenta ancora, fino a far scoppiare la macchina! —

I due punti neri diventavano più distinti. Sembravano due esseri umani appesi a un palo o a una croce sormontata da alcuni stracci svolazzanti al vento.

Dei punti più piccoli, che non si potevano ancora discernere, volteggiavano intorno, ora alzandosi e ora abbassandosi. Che cos’erano? Aquile forse, pronte a precipitarsi sulla preda a loro offerta dal miserabile Bogdo-Lama di Dorkia? Il capitano lo supponeva.

— I fucili da caccia! — gridò. — Preparate i fucili da caccia e inalziamoci ancora!... Rokoff e Fedoro sono lassù! —

Lo sconosciuto, strappato dal suo torpore da quei comandi, con uno sforzo supremo si era alzato, barcollando come un ebbro.

— Perchè i fucili? — chiese. — E le bombe?

— Le aquile! Le aquile! Stanno per dilaniarli! — gridò il capitano. — Guardate! Ah! I miserabili! —

Lo Sparviero aveva raggiunto la piramide, ma si trovava ancora troppo basso per raggiungere il vertice. Interruppe bruscamente la sua marcia orizzontale e ricominciò ad elevarsi, inclinandosi verso poppa per avere maggior slancio.