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un’accusa infame 31

assolutamente straordinario, può essere vero. Io però intanto vi dichiaro in arresto, e se volete un consiglio, cercate di scolparvi meglio che potete, perchè la vostra testa è in pericolo.

— Voi non lo farete!

— E perchè?

— Chiederemo l’intervento dell’Ambasciatore russo.

— Ah! — fece il cinese ridendo. — Sì, l’Ambasciata, poi minaccia di far intervenire la flotta, colpi di cannone, invasione armata. Ah! no! basta! Conosciamo troppo bene gli europei per farli entrare nei nostri affari. La giustizia avrà corso senza l’Ambasciata. Avete assassinato un cinese: vi condannerà un tribunale cinese.

— Noi protesteremo.

— Fatelo.

— Non ci lasceremo assassinare da voi! — urlò Fedoro, alzando minacciosamente il pugno sul magistrato.

— Badate! I miei uomini sono armati e le vostre rivoltelle sono nelle nostre mani.

— Maledizione!

Rokoff, quantunque ben poco avesse compreso dalle grida e dal gesto di Fedoro, si era accorto che la cosa si aggravava e si era spinto addosso al magistrato, pronto ad afferrarlo pel collo e gettarlo fuori dalla porta o anche giù dalla finestra.

— Fedoro — disse inarcando le robustissime braccia. — Si tratta di menare le mani? Sono pronto a fare una marmellata di queste teste pelate.

— No, Rokoff, non aggraviamo la nostra posizione, — disse il russo, fermandolo. — E poi non esiterebbero a far uso delle loro armi.

— Afferro un letto e glielo butto sulla testa.

— Ci sono i servi appostati nel corridoio.

— Ti ho veduto furibondo. Si guasta la faccenda?

— Ci hanno intimato l’arresto.

— Ah! Bricconi! E noi obbediremo?

— A che cosa servirebbe ribellarci? Sono i più forti e dobbiamo cedere per ora.

— E ci condurranno in prigione?

— Sì, Rokoff.

— E dopo?

— Cercheremo di persuadere i magistrati della nostra innocenza. Lasciamoli fare per ora e prendiamo tempo.