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120 emilio salgari


Verso le quattro anche quel bosco di rotang veniva attraversato, ma senza migliore fortuna, poichè si trovarono imprigionati fra un caos di altri vegetali. Vi erano milioni di splendide felci, delle specie chiamate dipteris horsfildii e matonia pectinata, dai fusti sottilissimi, ma alti dai sette agli otto metri e sostenenti delle immense foglie piumate; gruppi enormi di palme pinang, cariche di noci riunite in grappoli; di piper betel, erbacei arrampicanti che invadono tutti i terreni; di sunda matune, ossia alberi tristi, così chiamati dagli indigeni perchè i loro fiori non si aprono che di notte, e di arecche dalle foglie immense.

Numerosi erano pure gli alberi da frutta: qua e là sorgevano gruppi di manghi chiamati dai malesi bua-momplam, che dànno delle frutta grosse e succose, ma impregnate di un acuto sapore di resina; di buà-blaciang, che producono frutta puzzolenti, pure resinose, ma pregiate dai popoli indo-malesi; di pombo, che dànno delle arance di grossezza straordinaria, grandi come la testa di un bambino; di nepelium lapaceum, che portano delle frutta contenenti una polpa bianca, semitrasparente, succosa, dolce, ma un po’ acidula, rinchiusa in una buccia rossastra difesa da spine, e di banani squisitissimi, della miglior specie, i così detti pesang mas o banani d’oro.

Il soldato e l’olandese, pur cercando dei passaggi, non mancavano di raccogliere qua e là le frutta migliori, che mettevano in serbo pel pasto della sera.

Verso le sette, stanchi da quella lunga e faticosa marcia che durava dall’alba, i naufraghi s’arrestavano ai piedi d'un albero immenso, dal tronco grosso assai, sostenente un ammasso enorme di rami e foglie che torreggiava sopra tutte le altre piante.