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fuga, scomparendo sotto la vicina foresta. Il malese lo aveva seguito correndo come un cervo.

– Vi ucciderò più tardi!... – urlò il siciliano.

Poi rientrò nella macchia, dirigendosi verso il luogo ove si tenevano celati Held ed i suoi protetti.

– Preparate le armi – disse, quando fu presso a loro.

– Cosa è avvenuto? – chiese Held.

– I Dayachi c’inseguono.

– Ma dov’è O’Paddy?

– È fuggito! Maledizione! Ma l’ho ferito.

– Chi?... O’Paddy... – esclamarono l’olandese, Amely e Dik con vivo stupore.

– Sì! Egli ci tradiva! Aier-Raja lo aspettava! Ecco i Dayachi! Attenti alle frecce!

CAPITOLO XX.

I Dayachi.


I Dayachi formano la popolazione più numerosa della grande isola del Borneo e si disputano coi Biagiassi l’interno e coi Malesi e coi Bughissi le coste.

Le loro tribù sono sparse per lo più verso il sud, ma anche verso il nord se ne trovano e non poche. Esse formano due schiatte distinte: in Dayachi-darrat, ossia di terra ferma, e in Dayachi-laut, ossia di costa.

I primi vivono nelle selve. Hanno villaggi che sanno fortificare in modo da renderli quasi inespugnabili, coltivano il riso, i sagù, diversi tuberi e sono valenti cacciatori; i secondi invece non lasciano mai le coste, anzi si può dire che non lasciano mai il mare, poichè vivono entro le loro belle piroghe, occupandosi della pesca, ma esercitando, quando si presenta l’occasione, anche la pirateria.

I darrat sono di colorito più oscuro, di statura più complessa, di