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168 emilio salgari

— La marea forse ora monta e l’equilibrio non può stabilirsi tutto d’un tratto, ma fra qualche ora queste acque cominceranno a scemare.

— E se la frana avesse otturato tutto il canale?...

— Vi sono qui vanghe e zappe in abbondanza e colla pazienza riusciremo ad aprirci un passaggio.

— Colla pazienza!... E non avete pensato ad un altro pericolo che ci minaccia da vicino.

— A quale, Vincenzo?...

— Alla sete. Noi non abbiamo che cinque bottiglie d’acqua.

— E pochissimi viveri — aggiunse Michele. — Ne avremo per tre o quattro giorni solo e mettendoci a razione.

— Non disperiamo prima del tempo, amici. Noi non abbiamo ancora visitata la frana, quindi aspettiamo prima di desolarci. Animo, costruiamo una nuova zattera e andiamo a vedere se possiamo trovare qualche passaggio.

I tre pescatori, rianimati dalle parole del dottore, si misero subito all’opera.

Avendo trovata una scure fra i diversi attrezzi che ingombravano la stiva, demolirono le murate della galleria ed una parte del cassero per procurarsi il legname necessario alla costruzione.

Ciò fatto vuotarono alcune botti per rendere la zattera più galleggiante e le gettarono in acqua dopo d’averle legate le une alle altre.

Padron Vincenzo, immersa una fune in uno dei due secchi ripieni di catrame, vi diede fuoco, illuminando il canale, onde permettere a Michele ed a Roberto, che erano saltati in acqua, di lavorare più rapidamente.

Bastarono due ore per allestire il galleggiante.

Durante quel tempo, l’acqua del canale era sempre aumentata innalzando la galera al punto che le sue più alte estremità toccavano ormai la vôlta.

— Andiamo — disse il dottore, quando tutto fu pronto. — Sono impaziente di giungere alla frana.

Portarono con loro le bottiglie d’acqua, i pochi viveri ed i due secchi di catrame e s’imbarcarono.

— Addio, vecchia galea — disse padron Vincenzo. — Tu non uscirai più dalla tua prigione.

— Finirà collo sfasciarsi — disse il signor Bandi. — Le maree la getteranno contro le pareti del canale e la fracasseranno.

— Sarà un grave ingombro pei navigatori del canale.

— Bah!... Una cartuccia di dinamite sarà sufficiente a farla saltare.

Diedero mano ai remi e spinsero innanzi il galleggiante.

Le scosse di terremoto avevano danneggiato, e non lievemente, le vôlte della galleria e anche le pareti.

Dei larghi crepacci, si scorgevano dovunque e si vedevano anche delle grosse rocce in pericolo di capitombolare.

— Guardate in alto — disse il dottore. — Da un momento all’altro può avvenire qualche altra scossa e rovesciarci sulla testa dei proiettili tali da sfondarci la zucca.