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Gli elefanti marini 187


— Lasciamo per un momento la colazione, signor Wassili, — disse il cosacco. — Ursoff, racconta quanto hai veduto.

Il timoniere non si fece ripetere due volte l’ordine.

— Possibile! — esclamò l’ingegnere. — Un uomo che scende dall’Inaccessibile! Questo scoglio, che io sappia, non è mai stato abitato, nè mi pare abitabile.

— Quello che m’inquieta, ingegnere, è la sua scomparsa, — disse il cosacco. — Se fosse un galantuomo, invece di scappare sarebbe sceso fino a noi o per lo meno ci avrebbe chiesto chi noi siamo e che cosa facciamo qui.

Vi pare? —

Wassili, subito non rispose. Evidentemente era stato vivamente colpito dalla riflessione del figlio delle steppe.

— Vorrei sapere chi sono questi uomini che si sono rifugiati quassù — disse finalmente. — Che ci siano dei corsari? Già altre volte queste isole hanno servito di base d’operazione e d’asilo a degli scorridori del mare.

— Allora, signore, ci converrebbe sgombrare al più presto.

— E come, signor Rokoff? Avete qualche scialuppa da mettere a nostra disposizione per raggiungere Tristano?

— Non avevo pensato che quell’isola è troppo lontana da noi per raggiungerla a nuoto. Eppure voglio assicurarmi se Ursoff si è ingannato.

— Non vi esponete a qualche pericolo. Noi non abbiamo che due poveri coltelli, che a nulla servirebbero contro un uomo armato di fucile. Contentiamoci di vegliare attentamente fino all’arrivo dello Sparviero. —

Rokoff scosse il capo senza rispondere.

Avendo tutti molta fame, si misero a tavola, per modo di dire, assalendo vigorosamente la lingua del povero elefante marino, che fu trovata da tutti molto gustosa, quantunque sapesse leggermente di pesce un po’ stantìo.

Un rivoletto d’acqua gelata, che scendeva dall’Inaccessibile, scrosciando entro una profonda spaccatura, servì loro per dissetarsi.

Terminato il pasto, Ursoff ed il cosacco fecero un’altra discesa verso la spiaggia per rifornirsi di warech e anche per vedere se l’uomo misterioso tornava a mostrarsi, ma nessun essere umano comparve sugli scaglioni superiori dell’immenso scoglio.