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184 | emilio salgari |
Un luogotenente di polizia s’avvicinava a loro. Disse rapidamente alcune parole, che i due Curdi non riuscirono a comprendere, poi s’allontanarono rapidamente tutti e tre.
Il Curdo di alta statura fece un gesto violento e mormorò:
— Siamo traditi!
— Silenzio, imprudente — disse il compagno.
Lo prese per una mano, fendette la folla e lo condusse in fondo alla piazza, sotto un oscuro porticato che il popolo non aveva ancora invaso. Gli altri quattro Curdi li avevano seguiti.
— Mirza, — disse il Curdo di alta statura e che era Nadir — qualcuno ci ha traditi!
— Ma troppo tardi, figliuol mio — rispose il vecchio. — Fra un’ora i nostri partigiani saranno sotto le mura di Teheran ed irromperanno nella città.
— Mirza, io tremo per la mia Fathima.
— Non temere, chè ormai la insurrezione è pronta.
— E se lo sciàh fuggisse? Non hai udito ciò che dicevano quei due uomini? Le truppe del Masenderan marciano da ventiquattro ore.
— La via è lunga, e quando giungeranno qui, la città sarà in nostra mano. Qui batte il cuore della Persia, e tutti saluteranno Nadir sciàh, quando apprenderanno che tu siedi sul trono di tuo padre.
— Ma se fuggisse portando seco la mia Fathima?
— Egli forse ignora che quella fanciulla è la causa dell’insurrezione, poichè lo sappiamo noi soli ed Harum: non ha dunque motivo di farla fuggire. Io credo invece che abbia intenzione di raggiungere le truppe della Georgia, che sono state battute dai Russi.
— Ma se l’avesse sospettato? Mirza, io ho paura che l’usurpatore me la rapisca.
— Gli mancherà il tempo di fuggire. Non possono uscire inosservati dal palazzo sette od ottocento uomini e due o trecento donne.
— Dov’è il begler-beg?
— Ci attende al suo palazzo.
— Che siano già discesi i montanari?
— Accampano nella pianura dalle tre di quest’oggi.
— Che li abbiano scoperti?
— Sono nascosti nei giardini della villa del begler-beg.
— Ed i Curdi?
— Hanno levato gli accampamenti quest’oggi ed hanno eretto le loro tende a due miglia dalla porta d’occidente.