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14 | parte i. — l’albatros |
— È la che faremo il colpo, Eccellenza?
— Vedremo.
— Là o altrove, poco importa.
— Lo credo.
— Il signore paga come un proprietario di miniere, e noi obbediremo sempre.
— Lo spero.
— Desidera altro?
— Una risposta.
— M’interroghi.
— Sono fidati i vostri uomini?
— Vostra Eccellenza non avrà da lagnarsi di loro.
— Pronti a tutto?
— Anche a dar fuoco a una città, se Vostra Eccellenza lo desidera.
— Basta così: alla vostra macchina, e badate che la scialuppa non rallenti la corsa, poichè ho i giorni contati.
— Il carbone non mancherà prima di giungere alla foce del Rio, anzi spero che andremo più innanzi senza imbarcarne altro.
— Sta bene: al vostro posto. —
Il francese trasse una piccola bussola, la guardò con profonda attenzione per orizzontarsi; indi diede mezzo giro di timone lanciando la scialuppa al largo, in modo da evitare la profonda insenatura che la costa brasiliana descrive, cominciando da Rio Janeiro e terminando presso l’isola di Santa Caterina.
Un profondo silenzio, rotto solo dai muggiti della macchina che funzionava rabbiosamente, regnò ben presto a bordo della rapida imbarcazione. Il francese era ricaduto nelle sue meditazioni e guardava distrattamente le onde che venivano a infrangersi contro la prua: il macchinista non pareva occupato che a riempire la macchina di carbone, onde la velocità si mantenesse costante, e gli altri stavano seduti sui banchi colle braccia incrociate, senza pronunziare parola.
Il mare si manteneva tranquillo, ed il cielo era così limpido, da permettere di scorgere i profili acuti della Sierra di Layes, quantunque la distanza fosse ragguardevole: se non avveniva qualche cambiamento di tempo, la scialuppa, che divorava la via con cre-