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34 parte i. — l’albatros.

L’Albatros virò di bordo quasi sul posto, filò lungo la penisola che chiude, verso oriente, l’ampia baia di Rio Janeiro, e avvistato il capo Firio, girò al largo, balzando agevolmente sulle spumeggianti onde dell’Oceano Atlantico.

Il capitano Nunez guardò la bussola per accertarsi della rotta, diede alcuni comandi al mastro che era risalito in coperta, poi si avvicinò al signor di Chivry, che era seduto sul cannone da caccia, tenendosi la fronte stretta fra le mani.

— Ebbene, signore? — gli chiese.

— Ah! siete voi, capitano? — disse il francese, rialzando il capo e guardandolo distrattamente.

— Siete soddisfatto?

— Pienamente, capitano.

— È riuscito bene il colpo?

— Meglio non poteva andare.

— È proprio il marchesino?

— Non c’è da dubitarne.

— Saremo inseguiti?

— Non lo credo. Nessuno mi vide uscire dalla laguna delle Anitre e nessuno mi vide salire sulla vostra nave.

— Ma i servi del marchese?...

— Quando si saranno accorti della sua sparizione, io era già molto lontano. Mi avranno inseguito, ne sono certo; forse a quest’ora tutta la polizia di Porto Alegre è in moto; ma nessuno conosce i rapitori, come nessuno ha qualche sospetto.

— Ma i vostri arruolati?

— Non parleranno, siate certo. È nel loro interesse di serbare il silenzio, vi pare? —

Il capitano non rispose; pareva che pensasse a qualche cosa.

— Bah! — disse poi, crollando il capo e alzando le spalle. — Se c’inseguiranno, troveranno pane pei loro denti. Ho della gente risoluta e dei buoni cannoni.

— Vi dispiace esservi mischiato in quest’avventura?

— No, signor di Chivry. Ho fatto un buon affare, e sono contento di averlo concluso.

— Quanto impiegheremo a giungere a destinazione?