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XV.

L’inseguimento dei Patagoni.


I

nfatti la situazione dei cavalieri stava per diventare disperata. Gl’Indiani lanciati dietro al pallone, che forse avevano preso per la luna o qualche cosa di simile, udendo quei colpi di fucile rimbombare nel silenzio della notte e le grida d’allarme dei loro compagni, avevano fatto una rapida conversione, dirigendosi verso il luogo che occupavano i gauchos, Diego e il povero Cardozo.

Erano molto lontani e non potevano ancora, stante anche la profonda oscurità, aver compreso di che si trattasse; ma non dovevano tardare a giungere, poiché si udiva distintamente il galoppo precipitato dei loro cavalli. Bisognava affrettarsi a prendere il largo, onde non venire circondati e perdere per sempre la libertà e fors’anche la vita.

— Avanti a tutta carriera, — disse Ramon, che si era affrettato a raggiungere il suo cavallo, che non aveva avuto il tempo di fuggire.

— E riusciremo a cavarcela bene? — chiese Diego con ansietà. — Non tremo per me, ma per questo povero ragazzo.

— È ciò che vedremo; ma vi assicuro che faremo il possibile per salvare Cardozo, — rispose Ramon. — Orsù, al galoppo!

— Una parola ancora: dove sono fuggiti i quattro indiani che ci hanno assaliti? Là, non vedo a terra che due cavalli.