Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/169

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— L’accoglienza è un po’ brusca, signor Calderon. A quanto pare, non siete di buon umore, — disse Cardozo. — Eppure, credetelo, noi ci siamo fatti prendere nel cercare voi e il pallone.

L’agente del Governo alzò le spalle e non rispose.

— Buona o cattiva accoglienza, noi dobbiamo ringraziarvi del vostro intervento, signor agente, — aggiunse il mastro. — Senza di voi il mio corpo a quest’ora potrebbe figurare in qualche sala d’anatomia, con poco piacere del proprietario, ve lo assicuro. Ma chi vi ha fatto indossare quel diabolico costume?

— I Tehulls.

— Vi hanno adottato forse? — chiese Cardozo.

— No.

— Siete adunque?...

— Uno stregone, — disse l’agente coi denti stretti.

I due marinai scoppiarono in una allegra risata.

— Ah! Vi divertite, a quanto pare, — disse lo stregone, lanciando su di loro un’occhiata obliqua.

— Non si può far a meno di ridere, signor Calderon, nel ritrovarvi sotto quel costume, — disse il mastro. — Ma dite: quando siete caduto col pallone?

— Jeri.

— Ma dove siete stato che non vi abbiamo veduto al campo, quando quei pagani del malanno ci condussero colà legati come se fossimo salami?

— Nel bosco sacro.

— Per l’investitura dell’alta carica che occupate?

L’agente fece un cenno affermativo, poi alzandosi bruscamente, disse:

— Seguitemi.

— Dove?

— Al campo.

— Io preferirei alzare i talloni, — disse Cardozo.

— Seguitemi, — ripeté l’agente con stizza, — e non dimenticate che siete i figli della luna.

— Buono! — esclamò il mastro, messo in allegria. — Al-