Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 163 — |
— L’accoglienza è un po’ brusca, signor Calderon. A quanto pare, non siete di buon umore, — disse Cardozo. — Eppure, credetelo, noi ci siamo fatti prendere nel cercare voi e il pallone.
L’agente del Governo alzò le spalle e non rispose.
— Buona o cattiva accoglienza, noi dobbiamo ringraziarvi del vostro intervento, signor agente, — aggiunse il mastro. — Senza di voi il mio corpo a quest’ora potrebbe figurare in qualche sala d’anatomia, con poco piacere del proprietario, ve lo assicuro. Ma chi vi ha fatto indossare quel diabolico costume?
— I Tehulls.
— Vi hanno adottato forse? — chiese Cardozo.
— No.
— Siete adunque?...
— Uno stregone, — disse l’agente coi denti stretti.
I due marinai scoppiarono in una allegra risata.
— Ah! Vi divertite, a quanto pare, — disse lo stregone, lanciando su di loro un’occhiata obliqua.
— Non si può far a meno di ridere, signor Calderon, nel ritrovarvi sotto quel costume, — disse il mastro. — Ma dite: quando siete caduto col pallone?
— Jeri.
— Ma dove siete stato che non vi abbiamo veduto al campo, quando quei pagani del malanno ci condussero colà legati come se fossimo salami?
— Nel bosco sacro.
— Per l’investitura dell’alta carica che occupate?
L’agente fece un cenno affermativo, poi alzandosi bruscamente, disse:
— Seguitemi.
— Dove?
— Al campo.
— Io preferirei alzare i talloni, — disse Cardozo.
— Seguitemi, — ripeté l’agente con stizza, — e non dimenticate che siete i figli della luna.
— Buono! — esclamò il mastro, messo in allegria. — Al-