Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/198

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la piccola boscaglia, porgendo ascolto ad ogni stormir di fronda. Senza dubbio il degno marinajo sperava di veder comparire qualche persona, probabilmente il supposto gaucho, che una voce interna gli diceva esser vicino.

Potevano essere le due del mattino, quando i suoi orecchi distinsero un lontano fragore che pareva si avvicinasse rapidamente. Veniva dalla parte della piccola boscaglia e sembrava prodotto da un numero infinito di pesanti animali galoppanti nella prateria.

Guardò agli angoli del campo, e accanto ai fuochi vide le sentinelle che sonnecchiavano, appoggiate alle loro lance, coi cavalli coricati ai loro piedi. Pareva che nessuno di quei Patagoni si fosse accorto di quello strano fragore, che sempre più si avanzava.

Maggiormente inquieto, si abbassò verso il ragazzo, che russava tranquillamente, e lo svegliò con una brusca scossa.

— Cos’hai, marinajo? — chiese Cardozo, stropicciandosi gli occhi e alzandosi a sedere.

— Non odi nulla tu?

— Ma... sì, perbacco! Come un galoppo di parecchi animali, misto...

— A dei muggiti, vuoi dire.

— Sì, marinajo. Cosa sarà?

— Non te lo so dire; ma ho notato che il galoppo si avvicina sempre più.

— Che sia la retroguardia che s’avvicina?

— A quest’ora così tarda?

— Può essere stata assalita.

Il mastro crollò il capo, come credesse poco a una simile supposizione.

— E i Patagoni? — chiese Cardozo, dopo aver ascoltato nuovamente. — Si sono accorti di nulla?

— No, a quanto sembra. To’!... Guarda!...

— Dei lumi! — esclamò il ragazzo, saltando in piedi.

Quasi nel medesimo istante si udirono le sentinelle gridare:

— In piedi, Tehuels!...

Per la oscura pianura si vedevano scorrere delle masse