Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/44

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— Potrebbe essere una corazzata. Ah! Se avessi un cannocchiale!

— Quanto stimi lontana quella nave?

— Otto o dieci miglia.

— Se facessimo dei segnali?

— L’idea è buona, Cardozo; dammi le carabine che le scarichi.

Il ragazzo prese le armi, le caricò con cura e le passò al mastro, il quale le scaricò in aria.

Le detonazioni si propagarono a grande distanza, ma non ebbero alcuna risposta. Anzi ai due marinai parve che quella misteriosa nave affrettasse la sua marcia.

— Quei galantuomini non sono troppo educati, — disse Cardozo, sorridendo. — Quando si saluta, si usa rispondere.

— A me sembra strano che non ci abbiano scorti. Per Bacco! Se ci fossero delle nubi o delle montagne attorno noi, lo comprenderei; ma navighiamo in mezzo ad una atmosfera purissima. Che pensate voi, signor Calderon?

— Nulla, — rispose l’agente.

— Mi sembra che a voi la presenza di quella nave non faccia alcun effetto. Eppure, signore, si tratta della nostra pelle.

L’agente non s’incomodò a rispondere.

— Come vi piace, signore, — disse il mastro un po’ piccato. — Non siete un amabile compagno, ve lo assicuro.

— E dunque cosa decidi di fare, marinaio? — chiese Cardozo. — Bisogna cercare tutti i modi possibili per avvicinare quella dannata nave.

— Lo so, ma non trovo nessun modo, — rispose il mastro, che si grattava furiosamente il capo, come se in quel modo volesse far scaturire una qualche idea.

— L’ho trovato! — esclamò ad un tratto il ragazzo. — Se ci abbassassimo di qualche po’?

— Ben detto, figlio mio!

— A poche centinaia di piedi dall’oceano quei naviganti ci vedranno di certo, tanto più che il vento ci spinge sempre sulla loro via.