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il treno volante 201

sollevarono la pesante cassa e la precipitarono nel lago, provocando una enorme ondata.

Il Germania, scaricato di quel peso considerevole, si alzò lentamente, strappando dalle acque il coccodrillo.

Il disgraziato sauriano, sentendosi sollevare, si dibatteva furiosamente, contorcendosi come una serpe ed imprimendo alla fune delle scosse poderose.

Soffiava, muggiva, batteva le mascelle e roteava gli occhi pregni di sangue.

Certi momenti dava delle strappate così violente da far temere agli aeronauti che potesse spezzare la fune.

Il Germania s’era innalzato faticosamente di altri trenta metri, lasciandosi portare dal vento verso l’isolotto.

— Cerchiamo di ucciderlo — disse Ottone — o quando toccheremo il suolo si metterà a fuggire e ci trascinerà fra le piante.

Si armarono dei fucili e cominciare a tempestare il sauriano, mirando sul muso.

Ad ogni proiettile che riceveva, il sauriano raddoppiava i suoi contorcimenti ed i suoi balzi. Rauchi suoni gli uscivano dalla gola gorgogliante di sangue.

Al settimo colpo, il coccodrillo si irrigidì. La palla gli era entrata nella bocca, attraversandolo in tutta la sua lunghezza.

Il Germania si trovava allora sopra una piccola spianata coperta di cespugli e calava lentamente, facendo fuggire miriadi di uccelli acquatici.

— Che sia proprio morto? — chiese Matteo.

— Lo vedremo quando saremo a terra — rispose El-Kabir.

— Io dubito che abbia proprio esalato l’ultimo respiro.

— Ci terremo pronti a ricominciare il fuoco — disse Ottone.

Il Germania calava sempre e ben presto la coda del rettile toccò i cespugli. A quel contatto si vide il mostro contorcersi, come se avesse ripreso novello vigore.

Ottone, che teneva ancora in mano il fucile, gli sparò un colpo fra le mascelle spalancate. Fu quello il colpo di grazia, perchè le convulsioni subito cessarono.