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Gli Eimuri 137

La loro lingua, se si può veramente chiamarla tale, non era che un confuso e rauco suono da nessuno compreso, che pareva uscisse più dalle cavità del petto che dagli organi della gola.

La sola cosa che li distingueva dalle belve era quella di strapparsi tutti i peli del corpo, perfino le ciglia, e di tagliarsi di quando in quando i capelli.

Del resto andavano completamente nudi, non sapevano costruirsi capanne, dormivano nei boschi come i giaguari ed i coguari, limitandosi a ritirarsi sotto le piante più fitte quando sopraggiungeva la stagione delle grandi piogge e preferivano camminare colle mani e coi piedi, correndo con tale velocità da non poterli raggiungere nemmeno coi cavalli.

Erano poi terribili divoratori di carne umana. Mentre i brasiliani mangiavano i loro nemici più per soddisfare le loro vendette che per altro, gli Eimuri li mangiavano invece per abitudine, come se si trattasse d’una selvaggina qualunque e quello che è più orribile, il più delle volte li divoravano crudi.

Il loro modo di guerreggiare, li rendeva estremamente pericolosi. Non correvano mai all’assalto; ma attendevano invece i nemici in mezzo alle foreste, sorprendendoli a tradimento e non avevano paura che d’una sola cosa: dell’acqua! Un fiumicello qualunque bastava ad arrestarli.

Anche quando i Portoghesi, alcuni anni più tardi, si furono solidamente stabiliti sulle coste brasiliane, innalzando opulenti città, gli Eimuri fecero le loro periodiche invasioni e vi fu un’epoca che misero in grave pericolo le colonie, minacciando la rovina di Porto Seguro e di Os-Ilhèos.

Erano comparsi in masse enormi, assalendo fieramente i villaggi dei Tupinambi e dei Tupinichini, poi si erano rovesciati sulle capitanerie di Porto Seguro e d’Os-Ilhèos che erano popolatissime di portoghesi.

Questi, credendo che quei selvaggi non avessero l’audacia di assalire le città costiere, non se n’erano dati gran pensiero. Solamente il governatore, che era Men di Sa, un vero valoroso, era prontamente accorso con un buon nerbo di truppe, credendo di aver facilmente ragione di quei selvaggi.

Infatti attaccata una delle loro colonne, mentre questa era intenta a costruirsi dei ponti con dei tronchi d’albero, l’aveva, dopo un aspro combattimento, spinta verso il mare e sterminata, cacciando in acqua i superstiti.

Credeva di aver arrestata l’invasione, quando pochi giorni dopo