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176 la città dell'oro

— Sì, vagamente.

— Allora guarda.

Il dottore prese il coltello, recise le foglie, poi la corteccia che era dura assai e mostrò al giovanotto stupito una specie di pignolo lungo un buon braccio, liscio come l’avorio e bianco. Ne tagliò un pezzo e lo porse al compagno che lo assaggiò.

— Ebbene? — chiese il dottore.

— Eccellente! — esclamò Alonzo. — Ha il gusto delle mandorle.

— Può surrogare il pane?

— È più delizioso, dottore. Ne hanno parecchi di questi pani i cavoli palmizi?

— No, uno solo e presto non ne avranno più nemmen uno.

— Perchè, dottore?

— Perchè questi pani si cercano attivamente dagli indiani e siccome le piante dopo una simile mutilazione non possono vivere, ben presto finiranno collo sparire. Oramai non si trovano più che nelle grandi foreste.

In quell’istante due urla rauche che sembravano due potenti miagolii, infinitamente più acuti di quelli che emettono i gatti, si fecero udire in mezzo alla tenebrosa foresta.