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312 la città dell'oro

giungere ai piedi della montagna prima dell’alba. I falò si erano spenti, però dalla parte opposta della savana si erano veduti brillare altri punti luminosi, ma ad una grande distanza.

Verso le otto del mattino la traversata della savana era compiuta ed i viaggiatori sbarcavano su di una sponda coperta di grandi boscaglie, le quali si spingevano fino alla base della montagna, diramandosi poi verso altri monti che si scorgevano più oltre.

Rassicurati dal silenzio che regnava sotto quegli alberi, dormirono alcune ore, poi Yaruri diede il segnale della partenza.

Mentre i compagni dormivano, aveva tagliato un giovane bambù ed aveva fabbricato una specie di flauto lungo cinquanta centimetri.

— Guardatevi intorno, — diss’egli. — Potete schiacciare qualche serpente e farvi mordere.

— Ma non li chiami a te? — disse don Raffaele.

— Non ancora, padrone.

S’addentrarono nella foresta procedendo con precauzione e guardando attentamente ove posavano i piedi. Sotto quelle piante non si vedevano nè scimmie, nè uccelli, però fra i cespugli si vedevano saltellare e battagliare fra loro numerose coppie di galli selvatici (pipra rupicola), bellissimi volatili che hanno le penne