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150 Capitolo ventunesimo

militari, addestrate nelle armi e sottoposte ad una ferrea disciplina, per lunghi anni quelle intrepide donne mantennero alta la fama guerresca. Erano loro che entravano in campo quando i soldati dahomeni cominciavano a piegare e si narra che i loro attacchi erano così irresistibili e la loro ferocia tale, da assicurare sempre la vittoria.

Il loro numero non ha mai superato le tremila e costituiva la guardia reale. Il loro armamento consisteva in fucili e larghi coltellacci che sapevano adoperare con una destrezza spaventosa.

Scaricate le armi, si scagliavano come furie contro le orde nemiche col coltello in pugno, non avendo che una sola mira: quella d’impadronirsi della testa d’un avversario da regalare al loro re.

La stirpe reale del Dahomey, cessata pochi anni or sono coll’esilio di Behanzin successore di Geletè, debellato dalle armi vittoriose del generale Doods, era una delle più giovani, poichè la sua fondazione non risaliva che al 1724, nella cui epoca Guagiah-Truda, piccolo principe di Abomey, ma valoroso guerriero, riusciva a formarsi un vasto regno riunendo sotto il suo potere i reami di Adrah, Toffoa, Allahda, Xavy e di Wydak dopo d’averli vinti.

L’autorità di quei monarchi sanguinari, era però potentissima, anzi senza limiti.

I personaggi più importanti del regno, non erano, rispetto a loro, che i primi schiavi; il popolo invece una massa di animali da macellare di quando in quando, per placare le ire della divinità e dei sovrani defunti.

Potevano disporre a loro talento della vita di tutti gli abitanti del regno e dei loro averi, e come ne abusavano!... Quando gli schiavi da sacrificare mancavano, non si peritavano di scegliere le vittime fra i sudditi, senza che questi mai avessero osato di ribellarsi.

Sul numero degli uomini che macellavano nelle feste delle grandi usanze, basti sapere che il governatore portoghese dell’isola di S. Tommaso, riusciva a riscattarne, in una sola volta milleduecento, destinati a perire in una festa secondaria!...