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La Città Santa del Dahomey 189

Alfredo, che non voleva affaticare troppo i cavalli, i quali potevano diventare preziosissimi nel caso che il colpo di mano ideato non dovesse riuscire e che una rapida fuga diventasse necessaria per salvare la vita di tutti, concesse un riposo di parecchie ore.

Alle tre pomeridiane, la carovana ripartiva, volendo giungere a Kana prima del tramonto, avendo detto Urada che era vietato l’ingresso nella città dopo calate le tenebre.

Attraversata la palude di Co, allora asciutta, la guida si diresse verso Vodu, altro grosso villaggio, poi verso le sei della sera faceva salire ai cavalieri l’ultimo altipiano, su cui si eleva la Città Santa.

Un’ora più tardi, quando il sole cominciava a tramontare dietro gli altipiani dell’ovest, Alfredo ed i suoi compagni entravano nella città natìa dell’amazzone.


Capitolo XXVI

Il padre di Urada


Kanna o, meglio ancora Kana, come la chiamano gl’indigeni, per numero di abitanti è la terza città del regno avendone meno di Widah, ma viene considerata come la seconda pel titolo che gode, cioè di essere chiamata la Santa.

È situata sullo stesso altipiano ove giace Abomey da cui dista solamente tre leghe ed è composta di case dalle mura bianche, e raggruppate in diverse sezioni formanti altrettanti salam, ossia quartieri.

In questa città i re possedevano due vasti palazzi, distrutti più tardi dai francesi, di dimensioni colossali, ma più rassomiglianti ad immense caserme che a vere abitazioni reali e occupati ordinariamente da un corpo di trecento amazzoni, essendo esse sole destinate a vegliare sulla sicurezza della Città Santa.